Nord e Sud - anno XI - n. 56 - agosto 1964

Marisa Càssola - Nicola De Domenico del paese sia rimasta immutata, che al castello tutto continui come prima. A guardar bene, il racconto ci. appare simile . ad un mosaico, i cui pezzi siano stati composti con mano d'artista, con paziente fatica, senza perdere di vista l'effetto dell'insieme. Perché è indubitato che il racconto è costruito volontaristicamente, non tanto sulla base di un imp·ulso poetico, quanto sulla scorta di un gusto squisito e di una sapiente abilità letteraria, unita ad una lucida intelligenza e ad una cultura raffinata .. Potremmo dire che il limite del romanzo è proprio quello di essere troppo misurato e ben calcolato, di sep·pellire ogni com1nozìone sotto lo spirito scintillante e il gusto per la storia ben congegnata. Il Maligno fin dal suo primo apparire ha suscitato generali consensi, ma ha dato luogo a giudizi diversi. Bassani, che ha il merito della priorità nella scoperta del libro, ne ha fatto un segnacolo del realismo moderno ( « Fonzi », egli ha detto, « finisce per diventare universale proprio per la sua assoluta fiducia nella cronaca»); altri hanno interpretato il romanzo in chiave di « grottesco ed elegiaco », rifiutando di annoverare lo scrittore nella schiera dei continuatori del verismo ottocentesco. Ma certo il giudizio di Bassani vo1eva solo costituire un'indicazione di stile, dal momento che in letteratura il puro oggettivismo· no·n esiste, ed è chiaro che uno scrittore come Fonzi non può rinunciare ad una prospettiva sotto cui guardare le cose. Quale questa prospettiva? La pietà dello scrittore certo era più scoperta in Un duello sotto il fascismo. Qui bisogna reperirla nel fondo della pagina, nell'affettuosa ironia con cui Fonzi segue la passeggiata del principe in giardino, o descrive le fissazioni del popolo- ignorante, che_ ha bisogno di crearsi degli idoli a tutti i costi; o ancora ritrae la psiche della Bibiana « stramba e sciagurata». Di solito l'intelligenza e la· fantasia dello scrittore tengono il campo, autorizzando la critica a parlare per Il Maligno di « teatrino del diavolo», di <~ divertimento di alta classe». Certo, se pensiamo al personaggio ambiguo e sottilmente perverso di Germana, che, colpevole impunita, domina sulla scena del racconto, do-b-biamo concludere che per Ponzi la vita è davvero una beffa, un gioco perfetto ma crudele; e in fin dei conti lo scrittore non fa altro che identificarsi con una divinità, intenta ad osservare dall'alto, con un sorriso indulgente, gli affanni e gli errori dell'uomo. MARISA CÀSSOLA Il ritorno di Fiedler Appare finalmente, per lodevole iniziativa di C. L. Ragghianti, -nella accurata traduzione italiana di C. Sgorlon, il gruppo più importante degli scritti sull'arte di Konrad Fiedler (K. Fiedler, L'attività artistica, ed. Neri Pozza, 1963). Dopo gli Aforismi, pubblicati nell'ormai lontano 1945 a cura di A. Banfi, questi scritti giungono a colmare una lacuna nel campo degli studi d'estetica; infatti, l'ultima edizione integrale dei testi di Fiedler, quella 98 · Bibliotecaginobianco

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