Nord e Sud - anno XI - n. 56 - agosto 1964

Giuseppe Galasso Per il futuro, poi, il compito era chiara1nente quello di i1npostare un'azione di massima capace di far « saltare » la linea Moro-Carli-Colombo. Bisognava evitare tanto la tentazione di raccogliere e incanalare il malcontento delle masse, dando ad esso espressione in un movimento immediato, ma « ignorando la necessità di orientare questa lotta su una prospettiva più complessa e organica e di elaborare perciò una piattaforma e un'azione unitaria per la formazione d~ u11a nuova maggioranza », quanto il pericolo opposto di trascurare la lotta delle_ masse per dedicarsi interamente alla elaborazione di una linea politica e propagandistica. Allo stesso modo, mentre 110n esisteva « una linea più arretrata di quella a:pnunciata da Moro che abbia possibilità di essere in1posta al paese », non c.'era però alcun dubbio cl1e il g.overno Moro dovesse essere rovesciato « perché... giunto a un grado tale di involuzione da costituire ormai un ostacolo a ogni pro·gresso sociale e politico ». Il problema di una nuova maggioranza era reale e poteva ricevere soluzione concreta, comprendendo anche i comunisti : era questo il discorso che i co·munisti dovevano proseguire con i loro interlocutori. Le reazio-ni del Comitato Centrale alla -relazione Lo11go nell'unico giorno di _d~battito furono svariate, ma denunciarono chiaramente alcuni punti essenziali per la valutazione della posizione· attuale del PCI in. Italia. Nella relazione, ad esempio, nessun accenno, sia pure _vago e lontano, era stato fatto al significato che l'azione del partito- e l'auspicata costituzione di una nuova maggioranza potevano avere nei riguardi del proolema di realizzare l'istanza dell'avvio alla realizzazione della società socialista in It~lia. Il senatore Scoccimarro sollevò, tuttavia, il problema e dette ad .esso una risposta non perfettamente ortodossa dal punto di vista dell'impostazione direzionale. Il senatore comunista manteneva ferma la distinzione tra lotta per la democrazia e lotta per il socialismo, e ribadiva con fermezza quel carattere strumentale della prima rispetto alla seconda, nel quale consiste « in concreto la via democratica al soci~lismo ». I due pericoli maggiori, secondo Scoccimarro, erano, da un lato, quello- che il partito si lasciasse trasportare dalle sue propensioni attuali verso il riformismo democratico, a rimorchio di iniziative e realizzazioni politiche disegnate e deliberate da altri; e, dall'altro lato, una insufficiente valutazione del carattere stretto e vincolante che il principio dell'unità operaia e democratica deve avere dal punto di vista classista e che deve essere riaffermato, perciò, senza indulgenze di nessun genere verso i socialisti. All'impostazione di Longo, tutta tesa a raggiungere un equilibrio funzionale tra linea politica e azione organizzativa di massa, nella presunzione di essere nella giusta posizione in entrambi i settori, Scoccimarro contrapponeva perciò ri8 \ Bibliotecaginobianco

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