Nord e Sud - anno XI - n. 54 - giugno 1964

Calogero Muscarà trarne qualche indicazione utile ai fini della soluzione dei principali problemi. A metà del secolo scorso si porta fino a· Venezia la ferro via e la si raccorda al porto commerciale, per il quale si approntano ex-novo bacini, canali, moli, banchine, attrezzature, all'estremità sud-occidentale del vecchio tessuto urbano. Le opere non sono ancora co.ncluse, che già il porto si rivela insufficiente: fioccano le proposte per ampliarlo, sulla terraferma dirimpettaia o in laguna, finché la spinta del gruppo finanziario che presiede alla operazione « zona industriale » non risulta decisiva per la nascita di un molo ausiliario sulla terraferma. A pochi anni di distanza - sia1no nel 1923-1926 - l'à1nbito amministrativo del comune di Venezia viene allargato ad abbracciare quattro comuni della terraferma (Mestre, Favara Veneto, Chirig11ago, Zelarino) e una frazione del comune di Mira (Malco.ntenta). Nasce così la terraferma veneziana. Non passa un decennio, e il movimento si inverte: viene costruito - tra l'ammirazione generale - il ponte automobilistico, affiancato a quello ferroviario. Si costruisce Piazzale Roma con un garage in vetro e cemento armato, per 2.500 posti-macchina circa. Ma, prima della guerra, Venezia trasferisce sulla terraferma, nelle « coree » di Ca' Sabbioni, Ca' Brentelle, Ca' Emiliani e così via, gli « indesiderabili » locali: disoccupati, sfrattati e simili. A guerra conclusa, poi, comincia l'esodo in massa dei veneziani: Mestre diventa terra di immigrazione. Dal 1951 al 1961 la popolazione della terraferma aumenta di 65.000 abitanti; quella dell'estuario cala di 24.000 unità,· e sei sestieri misurano una diminuzione di 30.000 abitanti, la maggior parte dei quali trasferitisi a Mestre. La terraferma entra allora ufficialmente 11ei pro,grammi di sviluppo urbano del comune; nasce il pro-sindaco per la terraferma; il piano regolatore generale prevede la costruzione di un terminal automobilistico a S. Giuliano, nei pressi di Mestre; si appronta un aeroporto « internazionale » in località Tessera, lungo la « Triestina »; il porto commerciale allunga le sue banchine sul molo A. A Venezia, però, si abbattono intanto le costrt1zioni che fiancheggiano Piazzale Roma; tutta la prima parte del ponte translagunare diventa parcheggio; si costruisce un nuovo garage a grattacielo, non molto diverso dal primo; le ferrovie predispongono un progetto per il raddoppio del ponte ferroviario; il comune diventa fautore e patrocinatore dell'interramento di una nuova barena, ad occidente del porto commerciale: l'Isola Nuova. E tuttavia, queste recenti decisioni a « favore » di Venezia non operano più in un quadro si1nile a qµello del secolo scorso. La prospet92 BibliotecaGino Bianco •

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