.. Rilancio e forza dell'Europa multilaterale di Vittorio de Caprariis Ci sembra sia giunto il momento non diremo di trarre delle conclusioni dall'ampia discussione sui temi della politica estera che si è svolta dall'ottobre scorso nelle pagine di « Nord e Sud»; ma almeno di fare il punto sui risultati della discussione stessa, per stabilire se tra gli interlocutori non vi fosse, al di là dei dissensi, qualche sostanziale punto d'accordo, e vedere, altresì, se l'analisi politica non possa essere ulteriormente approfondita proprio muovendo da questi eventuali punti d'accordo. E poiché la discussione cui abbiamo dato inizio nello scorso ottobre si svolgeva in un momento assai delicato dell'evoluzione politica del nostro paese, e doveva perciò tenere conto di tale evoluzione e del nuovo accordo che si stava delineando tra le forze politiche italiane per dare vita ad uno stabile e duraturo governo di centro-sinistra, era naturale che molti dei contributi alla discussione stessa (da quello di Paolo Vittorelli, scritto prima. ancora che l'on. Moro formasse il suo Ministero, all'altro di Altiero Spinelli, pensato e dettato quando già tale Ministero era in carica) ponessero il problema non solo nei termini di analisi della congiuntura internazionale, ma anche negli altri di una riflessione sulla politica che in siffatta nuova congiuntura internazionale ed interna avrebbe dovuto fare il nostro paese. Diremo subito pregiudizialmente che almeno una cosa va sottolineata con molta soddisfazione, che, cioè, anche il dibattito tenutosi su questa rivista ha dimostrato ciò che era divenuto chiaro già per numerosi altri segni: il notevole livello di maturità raggiunto dai socialisti nel discutere i problemi di politica estera. Al di là delle critiche particolari che si possono muovere all'articolo di Paolo Vittorelli (e che Ronchey ha brillantemente ragionate e Spinelli ha accennate ellitticamente), resta il fatto che Vittorelli, come la gran maggioranza dei suoi compagni di partito, ha impostato il tema della continuità dello Stato, e dunque della continuità del suo sistema di politica estera e di alleanze, con molto rigore e con altrettanta schiettezza. I socialisti hanno messo . da parte quel neutralismo aprioristico e letterale, che nei più era un modo forse prevalentemente sentimentale di restare fedeli alla tradizione pacifista del partito e che in alcuni era anche, è bene non dimen7 Biblioteca Gino Bianco
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