Nord e Sud - anno XI - n. 54 - giugno 1964

L'unificazione delle sinistre democristiane un ruolo determinante di stimolo e di indirizzo. L'operazione era nelle mani dei dorotei - i basisti non ebbero esitazioni ad affermarlo subito - ma rappresentava, comunque, un obiettivo avanzamento di formula, era accettata proprio da quelle forze che la Base aveva indicato come le sole alleate possibili della DC, possedeva una carica interna che poteva anche prevalere, obiettivamente, sulle intenzioni dei « moderati ». Quali prospettive di presenza si offrivano allora alle sinistre democristiane? Divenire gruppo di potere e, sfruttando le possibilità di gioco . « giolittiano » offerte da Moro, puntare ad una percentuale di sottogoverno che altre correnti già avevano ottenuto. Oppure inserirsi, fino al rischio di essere assimilate, nel quadro dei vincitori del Congresso. Oppure puntare sul blocco alternativo delle sinistre, dalla Base ai fanfaniani, nella speranza di riconquistare larghi strati del partito, quando fosse affiorata qualche delusione per i risultati del Congresso di Napoli. Le prime due alternative furono rifiutate per motivi che defineremmo di « nobiltà » della politica. Sorte anche come alternativa di metodo, e di costume ai notabili e ai puri gruppi di potere, le sinistre non potevano liquidare questa tradizione e questa caratteristica. La terza alternativa fu scartata per motivi più complessi, appartenenti all'ideologia e alla concezione del partito proprie delle sinistre e sopratutto della Base. « Noi non possiamo - affermava l'on. De Mita al Convegno nazionale dei basisti del novembre scorso - neppure pensare ad un'alternativa di sinistra all'interno della DC, anche perché non crediamo alle sinistre della Democrazia cristiana. Sono sinistre i fanfaniani? Può darsi. Sono sinistre quelli di Rinnovamento? Alcuni. Sono sinistre i- morotei? Non lo so. Ora, possiamo noi fare un'alleanza con questi tronconi, alcuni di sinistra per caso, altri per sentimento (i morotei), altri per posizione naturale (perché i sindacalisti non possono stare a destra, debbono stare per definizione a sinistra)? Non mi pare che questo sia un metodo serio. Se noi accettassimo un discorso di questo tipo, saremmo prigionieri di un insieme di formule, di schemi, di posizioni tattiche che il partito ha assunto in ordine ad uno schieramento politico, ad una linea politica ormai superata ». Erano affermazioni che riflettevano l'antica convinzione della Base - non condivisa, però, dalle altre sinistre - di essere l'ala avanzata, moderna, di un partito « moderato », che può essere trascinato su posiZi(?ni di progresso e di autentica democrazia, ma che non ha, in sé, la carica per avanzare su questa strada, per trasformare e non conservare • le strutture della società civile e politica. La prospettiva d'azione nel partito non poteva dunque consistere in un fronte di sinistra, ma occorreva ancora ricercarla in una funzione 77 Biblioteca Gino Bianco

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