Gian Luigi Capurso a qualche tempo fa sembravano tenute saldamente in pugno dagli « amendoliani ». Né è da credere che le lotte fra le due ali comuniste possa rientrare in tempo per le elezioni, poiché, con la rottura r~sso-cinese, si sta verificando l'eventualità che Togliatti ha mostrato, ben a ragione, di temere tanto: le due correnti si stanno organizzando e si contrappongono ancor più nettamente di quanto non sia stato dato di osservare fino ad oggi. In conclusione, vuoi per le lotte intestine del PCI, vuoi per l'irrigidi~ mento dei socialisti su posizioni autonomiste, vuoi per' la crisi industriale, che potreb,be costare ai comunisti molte simpatie, tutto lascia pensare che stia maturando un cambiamento notevole nella situazione politica emiliana: è in ballo per il PCI locale, nelle prossime elezioni di fine d'anno, il predominio in una zona tradizionalmente «rossa»; e dal successo o meno del PCI emiliano dipenderà il contenimento di una crisi latente addirittura in campo nazionale. Il fatto è che la crisi di fondo del PCI e cioè la mancanza di una linea politica a lunga gittata, l1a trovato finora due argini: da un lato l'incremento dei voti - frutto di una protesta aberrante, hanno detto alcuni, e tuttavia voti - e dall'altro lato il ma11tenimento delle posizioni di potere locale, attraverso le quali gli otto milioni di elettori comunisti hanno visto la principale giustificazione del proprio comportamento alle urne. Non essendo stato capace il PCI di inserirsi nello sviluppo della politica italiana - sia pure come elemento di minoranza, comunque come elemento dialettico - in quanto non è riuscito ad elaborare, in campo nazionale, una una linea politica di fondo, come potrà giustificare, di fronte. ai suoi otto milioni di elettori, la sua stessa esistenza, se gli accadrà di perdere anche gli ultimi gracili appigli, costituiti dalla conduzione del potere locale in alcune zone politiche del paese? Non è più, stavolta, il problema che si venne a creare nel 1947, allorché De Gasperi, rompendo l'alleanza del CLN, estromise dal go,verno il PCI assieme al PSI; allora, infatti, la soluzione era a portata di mano con la formazione di un fronte di opposizione, muro contro muro rispetto al fronte governativo. E non è neppure la situazione, difficile soprattutto in sede problematica, creatasi coi fatti d'Ungheria. Non è il problema remoto della destalinizzazione, appartenente in massima parte ad altri po·poli, né quello della rivelazione di crimini ed ~rrori rispetto ai quali il PCI si sentiva nel suo complesso solo indirettamente responsabile. Né è il problema dell'appoggio alla linea politica kruscioviana in contrapposto a quella di Mao: problema che, se interessa la immediata azione politica dell'Unione Sovietica e della Cina, riguarda il PCI unicamente sul piano della dottrina. · La giustificazione che il Partito comunista deve dare dell'uso costruttivo fatto degli otto milioni di voti conquistati, e la responsabilità che da quei voti_ deriva nel perseguimento di una politica che abbia effettiva incidenza su quella governativa, è il problema dell'hinc e del nunc italiano, prima o poi; ciò che si verificherà presto, se verrà meno la giustificazio.ne delle posizioni di potere locali. Per questo, è da prevedere che nella prossima campagna elettorale 68 BibliotecaGino Bianco
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