Giornale a _più voci aspre, condotte sulla base degli attacchi personali. Alla fine, la destra ha dovuto cedere, acconsentendo alla giubilazione del suo leader; in cambio essa ha ottenuto la scarsa consolazione ·del rinvio della cooptazione di . Bonazzi e dell'ingresso di due rappresentanti minori, Castellucci e Mazzetti, nella nuova segreteria. Peraltro, la presenza dell'assessore Lorenzini è stata bilanciata con l'inclusione del suo collega di giunta, prof. Renato Zangheri, notoriamente appartenente alla sinistra del partito. Tutti questi mutamenti e queste rivoluzioni interne hanno contribuito a rafforzare la diffidenza che i socialisti cominciavano a nutrire nei confro,nti dei comunisti; inoltre, la rivincita della sinistra del PCI sta mettendo i socialisti in una posizione non facilmente sostenibile, data la inconciliabilità, sia pratica che teorica, dei rapporti locali con le direttive ufficiali del partito in campo nazionale. I socialisti bolognesi cominciano quindi a prospettarsi la eventualità di una soluzione locale di centro-sinistra, ove le elezioni amministrative di fine d'anno consentissero l'alternativa aritmetica. Di rinforzo a questi nuovi atteggiamenti, è venuta la scissione del PSIUP, che, se è stata circoscritta in limiti ben angusti, pure ha avuto la conseguenza di fare irrigidire i socialisti bolognesi su posizioni autonoimiste. La scissione non ha provocato alcuno spostamento né al Consiglio comunale, né alla giunta, e neppure alla Provincia; e tuttavia, guidata com'è dal segretario della Camera del Lavoro, Ermanno Tondi, ha gettato le basi di una possibile crisi all'interno dell'organismo camerale bolognese, che è uno dei più consistenti dell'Italia. Le prime avvisaglie dei contrasti tra socialisti e comunisti in Emilia sono state le dimissioni e il successivo reintegramento nella carica del sind~co di Castel San Pietro, Enea Dallavalle. Le dimissioni del Dallavalle, « amendoliano », erano state richieste dal direttivo locale del PCI, della sinistra del partito, ma erano state avversate dai socialisti, che avevano minacciato la rottura, nel caso le dimissioni non fossero state respinte: cosa che, avvenuta entro tre giorni, ha chiaramente dimostrato non solamente come i comunisti abbiano più che mai bisogno della spalla socialista, ma anche come il PSI non esiti ormai a prendere posizioni frontali nei riguardi della politica e delle manovre comuniste. Intanto a Bologna va sempre più incrudendosi la lotta all'interno del PCI tra la destra, che ha ancora la maggioranza in giunta, e la sinistra, appoggiata dalla CGIL. Tra la giunta e la CGIL, infatti, scoppiava il 7 aprile una violenta polemica, in merito ad alcuni licenziamenti di funzionari della Amministrazione, licenziamenti dai quali l'organismo sindacale ha immediatamente preso spunto per mettere sotto accusa la giunta. Dopo un acre scambio di battute, i licenziamenti rientravano, e la sinistra usciva ancora una volta - come nel caso del defenestramento di Soldati - vittoriosa dallo scontro. Dietro il « braccio di ferro » tra la giunta e la CGIL su una questione assolutamente marginale, c'è stato lo scontro di due fazioni decise a non perdonare nulla l'una all'altra, risolute soprattutto a conquistare o a mantenere quelle leve di potere regionale che fino 6·7 Biblioteca Gino Bianco \ /
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