Giornale a più voci vincia ». Quindi, per quanto riguarda il prossimo futuro, « a pausa invernale ultimata, si prevede la costruzione di impianti industriali di piccola entità nella misura dello scorso anno » (non si fa parola degli impianti maggiori), e una contrazione sensibile nella costruzione di appartamenti destinati alla vendita. Il mercato degli appartamenti - conclude la relazione - « si presenta stentato, e la tendenza dei prezzi è cedente: pur di addivenire alla vendita i costruttori provvedono a fare riduzioni ». L'esame della Camera di Commercio è corredato da tabelle con dati riferentisi all'attività edile nel 1963, comparati nella loro globalità ai dati dell'anno precedente; da tali tabelle risulta che nel 1963 è stata autorizzata la costruzione di 6 mila 662 appartamenti, per un totale di 22 mila 505 stanze, mentre nel 1962 le costruzioni di appartamenti raggiungevano la cifra di 8 mila 107 (cosicché si osserva un decremento, nel '63, di circa il 18 per cento) e il numero dei vani ammontava a 28 mila 565. Questa la situazione, al momento attuale. Essa è caratterizzata, come ognuno può ben vedere, da indicazioni preoccupanti, e le ripercussioni si riverberano piuttosto duramente sullo schieramento locale delle forze politiche. La sinistra democristiana, in parte i socialdemocratici, e nel modo più vivace i democristiani hanno provocato fin dal gennaio di quest'anno una polemica, tuttora in corso, sull'operato dell'amministrazione frontista, che viene accusata, ormai apertamente, di centrismo. Certo, essi dicono, le difficoltà industriali ed edilizie presentano aspetti comuni a quelle che si riscontrano su tutto il territorio nazionale, né la giunta bolognese, così come le altre giunte frontiste dell'Emilia, sembra avere colpe maggiori di tutte le altre giunte in cui i comunisti sono stati all'opposizione. Ma appunto questo è l'aspetto negativo. Là dove l'estrema sinistra ha nelle proprie mani il potere locale, essa non si dimostra capace di dare un indirizzo diverso da quello dato dalle amministrazioni centriste. In questi venti anni, essi contin-uano, il PCI ha condotto a Bologna una tipica politica conservatrice, favorendo la cristallizzazione di posizioni di potere partitiche, e trascurando al tempo stesso (forse proprio per questo) di prevenire situazioni critiche come quella che sta attraversando l'industria locale. I comunisti, insomma, hanno subìto un processo di fossilizzazione che ha in1pedito loro di condurre quella politica attiva e di forte impegno sociale ed economico che avevano promesso e che continuano a promettere. Il gruppo degli oppositori di sinistra spera che le elezioni amministrative di novembre sblocchino la situazione, creando almeno la possibilità di un'alternativa (attualmente comunisti e socialisti raggiungono in Consiglio comunale i 33/60 dei seggi, mentre socialisti, socialdemocratici e democristiani raggiungono i 27/60). Quali sono le probabilità che si verifichi una simile eventualità? Per accertarle, si deve partire da un esame degli avvenimenti che si sono verificati ultimamente negli ambienti comunisti di Bologna. In questi ambienti si è fatta strada in modo prepotente la coscienza del fallimento della politica industriale seguita fin qui dalla giunta, fallimento dimostrato al di là di 65 BibliotecaGino Bianco ' ,
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==