Nord e Sud - anno XI - n. 54 - giugno 1964

Ettore De Giorgis conferma, se ancora ve ne fosse bisogno, l'assoluta mancanza di una ideologia politica e l'esclusiva ricerca del potere. Sotto vari aspetti, l'adesione degli amici di Moro è ampiamente giustificabile. Ad un certo punto sen1brava che essi volessero costituirsi in corrente at1tonoma, ma ciò avrebbe potuto avere come conseguenza che la corrente vicina al Presidente del Consiglio si trovasse in minoranza ed in polemica con la maggioranza dorotea, causando forse la caduta del governo Moro, che sarebbe stato rimpiazzato da qualche doroteo, certo non così convinto come Moro della bontà intrinseca dell'esperimento in corso. Così gli amici di Moro hanno preferito restare nella coalizione dorotea, di cui costituiscono l'ala sinistra. In tal modo, forse, salveranno il significato di una politica effettiva di centro-sinistra. Se l'adesione degli amici di Moro alla linea dorotea può quindi trovare giustificazione (non sono favorevole, anche in politica, a coloro che non vogliono sporcarsi le mani), non così può dirsi per gli amici di Andreotti (già leader dell'estrema destra D.C.), di Pella (fino a ieri conservatore e centrista), di Sullo (già di estrema sinistra). O meglio, tali adesioni si spiegano se si considera la corruzione di gran parte della classe dirigente democristiana. 3. Amici di Nuove Cronache: è la corrente che fa capo a Fanfani. Chi, come noi, ricorda l'ostinato centrismo degli anni 1954-1958 del « piccolo duce» della D.C. e i suoi numerosi provvedimenti disciplinari contro i membri della sinistra favorevoli ad un'intesa con i socialisti, non è sorpreso dalle recenti dichiarazioni di Fanfani, che tanto scandalo hanno suscitato all'interno della D.C. e dei partiti alleati. Personalmente, non ho mai creduto ad un Fanfani « uomo di sinistra»: se ad un certo punto egli poté apparire tale a molti, ciò si deve soprattutto al fatto che costoro dimenticarono i suoi antecedenti di fascista e di centrista, sopravvalutando invece certi suoi atteggiamenti che, anziché democratici e popolari, erano demagogici e populisti. La mancanza poi, in Fanfani, di una profonda cultura storicistica (presente invece in Moro), fa sì che egli si abbandoni per lo più all'improvvisazione, e si attacchi alle apparenze esteriori della politica, in luogo di affrontarne gli elementi più sostanziali. In tal modo Fanfani acquista un notevole ascendente presso l'uomo della strada - anche comunista - ma no,n regge ad una critica serrata e responsabile. Recentemente, Fanfani ha avuto paro,Ie dt1re per il centro-sinistra attuale, che. per lui non è l'unica politica possibile in Italia: il governo sarebbe troppo poco a sinistra, i socialisti sarebbero imborghesiti, etc. Come sanare queste deficienze? Con un governo composto da soli democristiani. Ma Fanfani -non si preoccupa di dire quali forze sosterrebbero un simile esperimento: non di certo i partiti democratici, aggiungiamo noi; allora non vi sarebbe che l'apporto delle destre, a meno che Fanfani non pensi (il che non è da escludere) al sempre possibile appoggio dei comunisti. Nello stesso tempo, Fanfani tende una mano alla destra democristiana. 60 Biblioteca Gino Bianco

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