Editoriale momento poteva esserci in citi il problema spontaneamente si riproponesse, questo fu senza dubbio il momento della scissione del PSIUP dal PSI. Perduta la sua ala più scopertamen~e massimalista, il PSI veniva, infatti, a trovarsi, in ipotesi, nella condizione migliore per operare una saldatitra col PSDI, che avrebbe consentito ad esso non solo di sanare un'antica ferita, ma, per di più, di cicatrizzare la nuova nel.lo stesso momento in cui si produceva. Il peso politico del partito verso la controparte democristiana sarebbe immediatamente aumentato di molto, anche per effetto dell'aver tolto alla DC itno dei suoi più intelligenti alleati. Né un fatto come la riunificazione socialista avrebbe mancato di dare qualche frutto sulla stessa sinistra del partito. Tutto questo in ipotesi. In pratica il PSI era fortemente condizionato da dile elementi, l'uno interno e l'altro esterno, aventi un valore pressocché proibitivo. All'esterno agiva la pressione alla quale il partito era sottoposto dalla polemica ormai incalzante dei comunisti e degli scissionisti. Ogni incontro tra PSI e PSDI sarebbe stato interpretato e presentato all'opinione pubblica come una cattura del primo da parte del secondo su posizioni di chiara involuzione. Questo è, naturalmente, uno scotto che, in qualsiasi tempo, la riunificazione socialista, se si farà, dovrà inevitabilmente pagare. Ma in un momento (come l'attuale) in cui le difficoltà economiche del paese acutizzavano le lotte sociali e conferivano ai problemi sindacali una urgenza che essi sembravano avere in qualche modo perduto negli anni immediatamente precedenti, in un momento del genere il peso della_ polemica a sinistra sul tema dell'unificazione col PSDI sarebbe ben presto diventato per il PSI assolutamente int9llerabile. Ancor più forti era.no poi le remore interne. L'ala dichiaratamente massimalista (ma si dovrebbe discutere sull'esatto valore di questa qualificazione nella fattispecie) era uscita dal PSI. Rimaneva, però, e sia pure indebolito per la perdita della posizione centrale fino ad allora occupata, il forte gruppo lombardiano, che nutre verso la socialdemocrazia (e non solo verso quella italiana) un sentimento di superiorità morale, politica e intellettuale che non sappiamo quanto sia obiettivamente giustificato; rimaneva un gruppo di sinistra, esiguo, ma costretto alla massima intransigenza verso destra proprio da_lla sua decisione di non abbandonare il partito; rimanevano gli amministratori locali e i sindacalisti, condizionati dalla loro perdurante collaborazione con i comunisti negli organismi di rispettiva compet€?:nza; rimanevano i numerosi gruppi dalla più varia fisionomia ideologica e politica, legati a schemi tradizionali e per i quali il ritorno dei « traditori» del 1947 è sempre tabù. Rimaneva, cioè, abbastanza nel PSI, anche dopo l'ultima scissione, di quella natura composita che ne ha 4 BibliotecaGino Bianco
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