Nord e Sud - anno XI - n. 54 - giugno 1964

Vittorio de Caprariis degli Stati Uniti e si senta impegnata a promuovere assieme ad essi la politica della coesistenza». Se si imboccherà una tale strada - argo ... menta Spinelli - ci si accorgerà della nec~ssità di giungere ad una « cogestione euro-americana dell'esistente potere nucleare »: ma occorre riflettere fin d'ora, egli aggiunge, che la strada per arrivare a questa cogestione non è quella del deterrente atomico europeo, suggerita da alcuni adoratori della Machtpolitik. Spinelli, tuttavia non dice in quale modo si possa attingere un tale risultato, e si limita a formulare l'augurio che in Europa possa trionfare lo spirito di Monnet e non quello di De Gaulle, ed in America quello di Kennedy e non quello di Goldwater, • un augurio che troverà facilmente tutti d'accordo (tutti, ovviamente, tranne i gollisti ed i seguaci di Goldwater!). Pure, a noi sembra che sia necessaria qualche chiarificazione. Innanzi tutto, lo spirito di De Gaulle è quello dell'armamento ato,mico nazionale indipendente e non quello che porta al deterrente europeo; e, dunque, se può riuscire utile polemicamente confondere le due posizioni, conviene ammettere che tale confusione non gio-va all'approfondimento delle questioni. In secondo luogo, ci sembra di poter affermare che a Kennedy fu possibile rinnovare in così breve tempo tanta parte della politica estera americana soltanto perché riuscì ad improntare i ragionamenti e le opzioni della sua Amministrazione ad un consapevole realismo politico. Certo, il realismo suo non era quello degli adoratori dello spirito · di potenza, ma l'altro, di chi conosce e sa misurare la forza delle idee e degli ideali; e tuttavia era sempre realismo politico, quello stesso che per anni molti europei hanno desiderato fosse a fondamento della politica estera americana. Ora, non rientrano nella logica di tale realismo, almeno adesso·, né il partnership, né la cogestione nucleare di cui parla Spinelli. Diciamo, anzi, che, seppure i nostri amici americani fossero i più nobili idealisti del mondo, essi non potrebbero mai sentirsi vera1nente partners di quel pasticcio che è oggi l'Europa; e se si sentissero tali, sarebbe veramente un brutto segno per la loro intelligenza ed il loro buon senso! Non ha scritto proprio Rostow che ciò che caratterizza la nuova storia americana è lo stile nazionale, il sentimento degli interessi nazionali e la tradizione democratica? Ebbene, quest'ultima ci è certamente garante che il sentimento degli interessi 11azionali non crescerà mai a sfrenato- nazionalismo sovvertitore; ma la sua esistenza non può significare che i nostri amici americani siano disposti a sacrificare sull'altare del dottrinar~smo della fratellanza universale delle cose che l'interesse nazionale sconsiglia loro di sacrificare. E tra queste cose, è bene non farsi nessuna illusione, è appunto l'idea che Washington debba avere il controllo ultimo delle armi nucleari e dunque il leadership effettivo dell'alleanza. Noi sap20 BibliotecaGino Bianco

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