Vittorio de Caprariis stesso di paesi come la Romania, la Polonia o la Cecloslovacchia, i· quali, per le ragioni che si sono di sopra accennate, riluttano a rapporti troppo stretti, ad allineamenti totali con Mosca. E non· v'è dubbio che, quale che sarà alla fine la posizione che assumeranno polacchi, romeni e cechi, la loro attuale riluttanza è segno che qualcosa si muove nel blocco sovietico; ma sarebbe eccessivo dedurne che ci si trova innanzi. ad un fenomeno mondiale, espressione di una sorta di fatale legge storica. Si comprende perfettamente che dopo le coagulazioni verificatesi durante la guerra fredda, e dopo le terribili imposizioni dello stalinismo, paesi come la Polo-nia o come la Cecoslovacchia aspirino ad orizzonti più larghi o intravvedano nel contrasto russo-cinese la spaccatura attraverso la quale far passare una loro maggiore autonomia; pure, quello che è attualmente mero desiderio di rifuggire gli allineamenti totali con Mosca non potrà restare tale molto a lungo, perché non è una politica costruttiva. Se l'autonomia a cui questi paesi p&iono aspirare si potrà consolidare nel prossimo avvenire, è verosimile che si verificheranno nuove e spontanee coagulazioni nei Balcani e nell'Europa orientale, del tipo di quella che la Jugoslavia parve pro,muovere nel 1947-48 e che le attirò la furiosa reazione di Stalin. Perché neppure i paesi del blocco sovietico posso,no sfuggire alla regola inesorabile di questa seconda metà del ventesimo secolo, alla regola dell'insufficienza delle dimensioni dei vecchi stati nazionali europei e della necessità di costruire nuovi raggruppamenti di stati. La politica gollista è sbagliata anche perché in un mondo c~e va verso l'interdipendenza (riprendiamo ancora una volta la formula di Spinelli) essa ripropone schemi di costruzione politica vecchi di almeno cinquant'anni e che proprio• l'esperienza storica del vecchio continente ha negli ultimi decennii definitivamente consumati. L'indipendenza atomica assoluta di un paese delle dimensioni della Francia o la sua pretesa di un nuovo ruolo, tra economico e morale, in Asia o nell'America Latina, sono cose affatto prive di senso: e nella misura in cui il gollismo fa balenare questi miraggi alla coscienza francese esso sollecita il sentimento nazionalistico., lo potenzia, lo esaspera; e mentre distrugge o paralizza il riflesso dell'interdipendenza, esso mistifica i francesi, facendo apparire lor~ come decisive risoluzioni politiche che tali non sono. E l'esempio più chiaro di tutti è proprio quello del famoso rifiuto all'Inghilterra della conferenza-stampa del gennaio 1963: allora De Gaulle e non sappiamo quanti francesi poterono pensare che la Francia si era rizzata in tutta la pienezza della sua autonoma volontà nazionale, per affermare questa contro venti e maree. La verità assai più prosaica è che quella sublimazione della volontà nazionale francese non è servita a nulla, perché 16 BibliotecaGino Bianco
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