Vittorio de Caprariis coloro che tracciano una sorta di parallelo tra l'azione della Cina e quella della Francia no•n è del tutto destituita di fondamento, dal momento che entrambi quei paesi provocano una: dislocazione dei rispettivi blocchi, che crea notevoli difficoltà al grande negoziato, sia pure col solo fatto di rendere più fluida e co·mplessa la situazione internazionale. È evidente che quando, ad esempio, l'Unione Sovietica non è più in grado di frenare le iniziative cinesi nel Sud-Est asiatico, e queste si sviluppano) alterando· in tali zone proprio quello status quo che è un assunto pregiudiziale del processo, di distensione, le trattative che devono dare concretezza a tale processo non possono non risultare più difficili; come più difficile non può no·n risultare l'intesa, quando, ad esempio·, il desiderio d'indipendenza atomica della Francia frammenta il fronte degli occidentali, suscitando le diffidenze e le riserve dei sovietici. Coloro i quali applaudo.no al riconoscimento francese della Cina comunista o alle iniziative neutralistiche di De Gaulle nella penisola indocine~e, e per avversio-ne neutralistica agli Stati Uniti celebrano la politica cosiddetta indipendente della Francia nei confronti di Washington, non si rendono conto che la· distensione stessa non vi sarebbe mai, né l'Unione Sovietica sarebbe mai disposta a darle contenuti concreti se mancasse l'interlocutore decisivo, di parte occidentale, se mancassero gli Stati Uniti. Mosca potrà per un momento considerare Parigi un interlocutore interessante nel tentativo di esercitare un'azione di disturbo~ non v'è dubbio però che, alla stretta dei conti, i dirigenti sovietici scavalcheranno sempre la Francia, o, qualsiasi altra minore potenza, pur di raggiungere l'accordo con gli Stati Uniti. Ma, forse, si può portare ancora più avanti l'analisi ed affermare che nel mondo occidentale, fatta eccezione pei comunisti, i quali pur nella crisi provocata dalla rottura del movimento comunista internazionale si sforzano di perseguire politiche di copertura all'azio·ne internazionale dell'Unione Sovietica, vi sono, in realtà, due posizioni di fo,ndo: quella di coloro i quali ritengono che la fine della guerra fredda e della pericolosità dell'Unionè Sovietica abbia liberato interamente i comportamenti dei vari paesi, almeno di quelli appartenenti al blocco occidentale, e consenta, perciò, di ripercorrere le strade di una politica radicalment~ diversa da quella degli ultimi dieci o quindici anni; e l'altra posizione di quanti ritengono che proprio perché si apre un periodo di delicati negoziati, dai quali potrebbe dipendere il futuro assetto d_el mondo, la logica ed il buon senso esigerebbero che si evitassero politiche autarchiche ed esaperatamente nazionalistiche. L'esempio· più clamoro,so ed insieme più rigoroso della prima posizione è quello della politica perseguita dall'attuale governo francese. E noi vorremmo osservare che 14 BibliotecaGino Bianco
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