K. A. Jelenski formazione, ossia il fatto che i polacchi hanno oggi un regime in larga misura indipendente, ma autoritario· e anti~emocr_atico, che non è in loro potere cambiare; essi possono tuttavia sperare di ottenere, mediante una resistenza massiccia su qualche punto concreto, talune ~isure liberali, senza per questo correre il rischio di un intervento esterno. A questo proposito, l'inizio del 1964 sarà forse memorabile, benché meno spettacolare, dell'autunno 1956. La resistenza sorda degli intellettuali polacchi ha cominciato a delinearsi col boicottaggio di « Kultura », la prima rivista polacca dopo il 1956 (venne fondata nel 1963) che sia diretta quasi esclusivamente da grafomani opportunisti. Effettivamente, malgrado molteplici pressioni, nessuno tra i grandi scrittori polacchi contemporanei ha lasciato apparire la propria firma sulle pagine di quella rivista. La protesta contro la censura dei trentaquattro scrittori e professori universitari (protesta presentata il 19 marzo 1964) costituisce un atto che nessuna analisi della situazione polacca in termini di « apatia» lasciava prevedere. È noto che i firmatari hanno deciso di non associarvi gli scrittori della giovane generazione, i quali sono privi della protezione che può dare il prestigio internazionale. Ma la riunione di ottocento studenti dell'università di Varsavia, che hanno pubblicamente dichiarato la propria solidarietà con i firmatari della protesta, dimostra che la gioventù si « depoliticizza » in un solo caso: quando la stessa vita politica è morta. K. A. JELENSKI Può essere interessante conoscere le reazioni del governo di Gomulka alla petizione di protesta di cui parla Jelenski. Le troviamo elencate in << Preuves lnformations » del 5 maggio scorso, e vogliamo riferirne qualcuna. Anzitutto, si tentò di impedire che circolassero copie della petizione, giungendo ad arrestare un giovane sociologo, Jan Josef Lipski (poi rilasciato per decisione del magistrato). Sei firmatari della lettera vennero convocati al Ministero della Cultura, dove ricevettero l'ordine di non rendere pubblica la loro protesta. Altri videro troncata la loro attività di collaborazione alla radio e alla televisione. Fu deciso di annullare la conferenza che Jan Kott (uno dei firmatari) avrebbe dovuto tenere all'Università di Varsavia: questa decisione provocò una manifestazione di protesta, alla quale presero parte centinaia di studenti. Un settimanale cattolico di Cracovia (diretto da J. Turowicz, anch'egli firmatario della petizione) fu obbligato a ridurre di diecimila copie la propria tiratura, con grave pregiudizio della sua situazione finanziaria. Finalmente, la rivista « Kultura » - quella stessa cui allude Jelenski, dicendola diretta da « grafomani opportunisti » - ha spezzato una lancia in favore dei « limiti » della libertà, affermando che occorre respingere « la libertà utopi,stica che certuni desiderano »: trasparente allusione, questa, ai trentaquattro firmatari della lettera di protesta (n.d.r.). Direttore Responsabile: Francesco Compagna - Condirettori: Vittorio de Caprariis e Giuseppe Galasso - Vice-direttore: Rosellina Balbi - Segr. Reù.: Renato Cappa - Red. capo: Ernesto Mazzetti Tipografia « La Buona Stampa » - Via Roma 424, Napoli - Spedizione in abbonamento postale, Gruppo III - _Pubblicazione registrata presso il Tribunale di Napoli N. 1324, 26 gennaio 1960. Printed in I taly - Tutti i diritti di proprietà letteraria ed art. riservati Biblioteca Gino Bianco
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