Nord e Sud - anno XI - n. 54 - giugno 1964

Antonio Vitiello tutto un settore dell'istruzione, quello delle scuole corporative, come proponiamo di chiamarle per disti~guerle dalla scuola pubblica e da quella parificata. · Il saggio del Martinoli non tocca questo problema, ma è tutto incentrato intorno alle funzioni di formazione e di addestramento dell'impresa industriale, analizzate in maniera assai persuasiva. In Italia lo sviluppo dell'istruzione corporativa è appena agli inizi, dal momento che « la più gran parte delle imprese italiane e non solo quelle agricole, commerciali, fornitrici di servizi, ma anche quelle industriali, hanno una struttura organizzativa ancora elementare» (p. 26); il che vuol dire improvvisazione ed empirismo del processo di formazione sul lavoro, che si presenta, generalmente, « grossolano, casuale, irrazionale e dispersivo» (p. 28). Presupponendo negli italiani ingegno e maestria nell'arte di << arrangiarsi», si lascia che molto del colore tipico dei paesi arretrati alligni e fiorisca in quelle aziende, dove si ignora che la grande virtù della struttura produttiva sta nel saper utilizzare anche gli individui aventi capacità normali e medie. Addestramento dei neoassunti, aggiornamento nella professione, promozione sul lavoro, le fasi attraverso le quali si svolge l'attività formativa dell'azienda sono esigenze che hanno peso ed importanza crescente nella grande impresa razionalizzata. Chi scrive ha avuto occasione di constatare gli effetti negativi che l'assenza di una organica politica di accoglimento e di addestramento ha per l'integrazione dei .gruppi di lavoro nel processo produttivo, soprattutto in aree di prima industrializzazione, dove non basta un addestramento tecnico specifico, ma occorre anche « formare » alle esigenze più generali del lavoro organizzato, alla « mentalità » dell'industria, almeno per evitare che l'operaio-contadino continui a portare i capponi al suo caporeparto. D'altra parte non può essere ignorato il ruolo strategico che la formazione sul lavoro - deliberatamente ed organicamente impartita - riveste come mezzo alternativo rispetto all'esercizio dell'autorità ed a quello dell'attività consultiva, quali mezzi di influenza e di controllo del lavoro dei subordinati. Un buon addestramento, cioè, permette all'individuo di autogovernarsi, senza bisogno di un costante esercizio di autorità e di consulenza. Per concludere, la formazione sul lavoro in Italia è in fase di gestazione e si registrano finora poche iniziative di rilievo, fra le quali quelle prese dalla Olivetti, dall'lRI e dall'ENI illustrate nei contributi al volume. Le relazioni di Glisenti (IRI) e di Battelli (ENI) si riferiscono ad esperienze di formazione di quadri dirigenti e superiori, quella di Gallino (Olivetti) all'addestramento di capi intermedi. Que.st'ultimo contributo riveste un particolare interesse sia perché è incentrato sulla famigerata figura del capo intermedio, tanto cara alla letteratura anglosassone di sociologia industriale, sia perché attraverso l'evoluzione del «ruolo» del capo ci sembra ben esemplificata quella teoria degli stati di sviluppo della organizzazione aziendale, che Gallino ha esposto in altra sede. In quanto alle scuole aziendali per il personale esecutivo, Martinoli 110 BibliotecaGino Bianco •

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