Nord e Sud - anno XI - n. 54 - giugno 1964

Recensioni L'avere stabilito che le aspettative dei gruppi di pressione economica non vanno deluse - pena la sterilità e l'anacronismo delle istituzioni sco lastiche - lascia ancora in sospeso il problema della misura in cui esse va11no soddisfatte. Dove bisogna segnare il confine tra la scuola e l'azienda? Un esame meditato ed autorevole del problema è rappresentato dalla ricerca curata da Gino Martinoli, con il contributo di Battelli, Gallino e Glisenti, dedicata a La formazione sul lavoro (Bari, Laterza, 1964: si tratta di uno dei diciotto studi promossi in occasione del Convegno su « La scuola e la società italiana in trasformazione», ancora in corso di pubblicazione). Il Martinoli, dopo avere ricordato che è necessaria una sia pur approssimativa correlazione tra le categorie professio•nali ed i livelli scolastici che devono corrispondervi - correlazione che in Italia è del tutto insoddisfacente - afferma che, per quanto una scuola, anche di mestiere, si sforzi di fornire un insegnamento il più possibile vicino• alle mansioni lavorative, non riuscirà mai a preparare un prodotto finito, ma sempre un« semilavorato». È illusorio, cioè, pensare di poter adeguare i contenuti didattici ai « profili professionali», sia per il loro numero, sia per la velocità con cui si modificano, in relazione al progresso tecnologico ed organizzativo. La scuola non può seguire, nei dettagli e con la tempestività che sarebbe necessaria, i progressi che si realizzano incessantemente sul terreno pratico; essa si limiterà a fornire una preparazione polivalente e generica, lasciando ai datori di lavoro il compito di completare la formazione di base con un addestramento specifico. Purtroppo il confine tra preparazione di base e qualificazione è tutt'altro che definito, come pur mal definite sono le relative politiche dell'Amministrazione: soprattutto gli istituti professionali - nota il Martinoli - tendono a soddisfare le pressioni degli 01 peratori economici fornendo precise qualifiche che, peraltro, si rivelano insufficienti e richiedono un periodo di ulteriore addestramento sul lavoro. Il che vuol dire che la scuola, per essere efficace in tal senso, dovrebbe simulare in tutto e per tt1tto le condizioni di lavoro, il che esorbita evidentemente dalle sue competenze. L'esigenza che la formazione sul lavoro si attui mediante metodologie diverse da quelle scolastiche è sentita da tempo; si pensi all'apprendistato, al rapporto tra discepolo e maestro al quale va « rubato » il mestiere; e si pensi anche alle varie forme di tirocinio e di pratica richieste per accedere a determinati gruppi professionali (avvocati, notai ecc.). Il lavoro ha quindi agito da sempre come un fattore integrativo di formazione; ma, a nostro avviso, nella società moderna questa funzione va configurandosi in modo del tutto particolare, in relazione allo sviluppo ed alla diffusione delle grandi organizzazioni (large scale organizations). Sono le grandi organizzazioni che sentono la necessità di istituire organi specifici ai quali sia delegato i~ compito di formare ed addestrare il personale, e per questo motivo assistiamo al sorgere di scuole aziendali (promo,sse da industrie, grandi magazzini ecc.), di scuole sindacali, di scuole di partito, mentre da tempo esistono scuole militari ed ecclesiastiche. Si sviluppa, quindi, nella società contemporanea, 109 BibliotecaGino Bianco

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