Nord e Sud - anno XI - n. 54 - giugno 1964

Girolamo Cotroneo - Antonio Vitiello « la maturità e l'autocritica non sono riducibili a norme » e con esse « interviene la comp•lessa umanità dello studioso» a~che se è da lui vista « prevalentemente sotto l'aspetto dell'uso della ragione » (p. 90). Ora, tutto ciò conduce ad un unico risultato po,sitivo, ribadendo ancora una volta l'impossibilità di « ricostruire » senza partecipazione, sia che si tratti di un periodo storico, sia che si tratti di un problema filosofico: ed è per questo, per la sua metodologia obiettivistica, che il libro del Cqrsi non ci persuade: proprio perché riteniamo che l'arcaico concetto della nuda historia abbia ormai abbo,ndantemente fatto il suo tempo. GIROLAMO COTRONEO L' istruzione corporativa Si offrono almeno due soluzioni a chi si propone di sanare la frattura esistente tra la scuola ed il mondo del lavoro: mantenere la scuola in posizione eteronoma ed ancillare rispetto all'ufficio ed all'officina, o riconoscerle scopi suoi, autonomi, rispetto ai quali l'utilità econo,mica sarebbe subordinata e sussidiaria. Alla scuola come investimento produttivo si contesta la necessità di formare uomini tutti dediti e perfettamente o,mologhi alle strutture lavorative. Non è difficile riconoscere in questa alternativa il dilemma tra i valori del mondo• della scuola e quelli del mondo del lavoro, il dilemma che perde molta della sua fatalità qualora lo si riconosca nei rapporti tra l'Ammini-. strazione scolastica ed i gruppi di pressione interessati. Questi rapporti possono avere nel nostro paese tre esiti prevedibili. Il meno probabile è il mantenimento dello status quo, ed il persistere della frattura, per l'i11erzia conservatrice dell'Amministrazione, suffragata semmai dai settori tradizionalistici, rurali e provinciali, della pubblica opinione. Esito molto probabile, ma politicamente pericoloso, è il prevalere degli interessi corporativi dei gruppi di pressione economica, i quali, scaricando sulla spesa pubblica tutti i costi di formazione del personale, ridurrebbero la scuola ad ancella ·delle loro politiche produttive. La terza via è la via maestra, quella che l'opinione democratica non avrà difficoltà ad accettare. Il discorso da fare è questo: la sfasatura tra l'organizzazione interna della scuola ed il suo ambiente esterno è diventata, ormai, eccessiva e pericolosa, non solo per l'evoluzione del mercato del lavoro, ma anche per lo sviluppo delle condizioni politiche, sociali e culturali del paese. L'Amministrazione scolastica deve quindi provvedere ad una riformulazio,ne dei propri obiettivi istituzionali, che tenga conto delle domande e delle aspettative dei gruppi interessati senza scambiarle per il suo « dovere ». Le richieste dei gruppi vanno soddisfatte secondo una scala di convenienze pubbliche, secondo una elaborazione politica delle decisioni, col respiro e la larghezza ~i vedute necessarie a chi ha la regia del Paese. 108 BibliotecaGino Bianco

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