.. Rilancio dell'Europa e forza multilaterale quello che riguarda i rapporti tra il blocco occidentale e quello comunista, come per quanto riguarda la politica europeistica. La prospettiva della distensione si è venuta fissando; e le tradizionali forze centrifughe nel seno dell'Alleanza Atlantica si sono risvegliate ancora una volta, rese più temibili dal fatto che adesso al timone dello stato francese v'è un uomo della tenacia del generale De Gaulle, per il quale il programma di restaurazione della grandeur della Francia è sempre stato l'alfa e l'omega di ogni possibile politica estera del suo paese. E, per la verità, questi due fatti, la tendenza alla stabilizzazione del processo distensivo e lo scatenamento delle forze centrifughe nell'Occidente, sono legati tra loro assai più di quanto di solito non si sospetti. Fu Walter Lippmann, se non andiamo errati, a scrivere che la differenza tra Kennedy e De Gaulle era questa : che il primo si preoccupava ancora di vincere la guerra fredda, laddove il generale era convinto che l'Occidente una tal guerra l'avesse già vinta. Vera o no che sia questa valutazione di Lippmann, è un fatto che l'attuale politica estera francese è possibile solo perché si è avuto quel processo di approfondimento della distensione a cui si è appena accennato, e perché il generale-presidente ed i suoi intimi consiglieri danno di siffatto processo un'interpretazione, per così dire, liberato,ria da certe forme di solidarietà occidentalistica. Dieci anni or sono lo stesso De Gaulle, per grande ed immaginifico che egli si consideri, non avrebbe potuto fare la politica di cui oggi sta tentando di tessere la trama, che si tratti del miraggio dell'indipendenza nucleare o del tentativo di assumere il leadership di un'« Europa degli Stati » o dell'altro tentativo di giocare la carta del « terzo uomo », tra il russo e l'americano, nel Terzo Mondo, al fine di riconquistare alla Francia posi- - zioni di prestigio politico e morale che essa ha perduto. E qui occorre sottolineare un fatto che è solo in apparenza paradossale e contraddittorio: che, cioè, nella politica gollista possono coesistere insieme l'ispirazione nazionalistica ed autarchica, portata all'estremo dell'indipendenza atomica, ed una certa tentazione neutralistica. Ma la contraddizione, come s'è accennato, è solo apparente: dalla fine della seco11da guerra mondiale, o, per dir meglio, da quando tra il 1947 ed il 1948 è apparso chiaro non solo il nuovo equilibrio di potenza nel mondo, ma anche quali erano i poli reali di quest'equilibrio, da allora, per le nazioni per così dire in between, la posizione nazionalistica ha sempre sfiorato quando non si è addirittura identificata con quella neutralistica, e viceversa: ciò è stato vero per la socialdemocrazia tedesca dei tempi di Schumacher, per il partito liberale tedesco fino ad ieri (e forse è vero tuttora), per alcuni raggruppamenti della destra e della sinistra francese ed italiana degli anni 'SO. In un mondo che, come giustamente ha sot• 9 Biblioteca Gino Bianco
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