Nord e Sud - anno XI - n. 54 - giugno 1964

Girolamo Cotroneo pretendere· si debba fare per il Labriola, del quale sembra sia dato soltanto essere gli Scolastici. Il contributo che un pensatore ha dato alla storia della cultura, e quello del Labriola, siamo i primi a: riconoscerlo, è stato di primissimo ordine, consiste proprio nell'assimilazione e nella diffusione delle sue idee anche in correnti filosofiche che le hanno sviluppate sia pure in diverse direzioni, quando naturalmente esse non siano state volutamente interpolate per raggiungere fini estranei, creando così dei casi di disonestà scientifica che un saggio critico avrebbe il dovere di smascherare. Ma lasciando da parte questo caso limite, anche perché non erano queste le intenzioni del Corsi, non possiamo non ribadire il nostro precedente assunto, e cioè che lo sviluppo del pensiero di un autore non implica necessariamente, anzi esclude, una sua falsificazione, ed inoltre sta a significare che la sua problematica era tutt'altro che sterile ed inessenziale alla storia della cultura. Ora, invece, l'assunto del Corsi vuol essere quello di dimostrare che l'opera del Labriola si configura in maniera così autonoma ed originale, anche rispetto alle sue stesse fonti, da renderne impossibile l'assimilazione ad alcuna corrente di pensiero, e sarebbe stato soltanto un arbitrio dei suoi interpreti definirlo 1n un certo modo a seconda delle loro tendenze: è chiaro che il Corsi intende rivolgersi polemicamente sia alle interpretazioni crociane, sia, almeno così ci sembra, a quelle che fanno del Labriola un marxista tout court, anche se poi nel suo volume non apre, se non molto indirettamente, una discussione con altri studiosi del Labriola. Non ci pare però buona metodologia questa impiegata dal Corsi per raggiungere il suo scopo, , avendo egli ritenuto sufficiente a chiarire tutti gli equivoci (ammesso, ripetiamo, che di equivoci si tratti) sorti ·in sede di interpretazioni labriolane, riesponendo quasi passo per passo le tesi· del Labriola intorno alla storia, che è poi ovviamente il nucleo centrale di tutta la sua filosofia, lasciando quasi sempre la parola allo stesso Labriola: ora, quando si pongano dei problemi di rivalutazione in sede storico-critica della personalità di un autore consapevolmente o inconsapevolmente travisato dai suoi interpreti, allora, a nostro avviso, tale rivalutazione potrà essere fatta solo in sede di storia delle interpretazioni, sottoponendo alla analisi critica la letteratura riguardante l'autore tolto in considerazione, e correggendo eventuali distorsioni alla luce dei testi dell'autore stesso: il Corsi ha invece compiuto un exposé, sia pure molto ben coordinato, di alcuni lavori fondamentali del Labriola, mentre alla vasta pubblicistica su di esso ha r~servato soltanto qualche indicazione e qualche nota bibliografica all'inizio del volume, guardandosi bene dell'impegnare con esso una qualsiasi discussione. Ora è chiaro che il Corsi ritiene possibile che la riesposizione oggettiva, distaccata, del pensiero di un autore, possa e debba servire a mettere la parola fine alle discu_ssioni sorte intorno alla sua personalità filosofica, non tenendo in conto, per tornare al suo caso particolare, che l'attualità del Labriola sarà, fin quando saranno le discussioni intorno al suo pensiero, che il Corsi invece pretende di mettere in quiete una volta per tutte. ,, Ma, a questo punte, allargando fl problema, c'è un'altra questione che 106 Biblioteca Gino Bianco •

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==