Nord e Sud - anno XI - n. 54 - giugno 1964

... Recensioni 1964). Un romanzo che certamente non mancherà di stupire quei lettori e quei critici che volevano vedere in Berto soltanto un epigono di scrittori .. americani e che lo avevano definitivamente collocato ne~li schemi angusti della letteratura neorealistica. E comunque difficilmente si potrà negare che romanzi come Il cielo è rosso e Il brigante non appartengano a quella corrente letteraria, chè anzi di quella stagione sono i frutti più significativi e consistenti. Ma con Il male oscuro, Berto ha voltato completamente le spalle a quel periodo e si è accinto a narrare, con tenace fiducia nella funzione liberatrice della parola, la lunga lotta col proprio male subdolo e ostinato, cercando di arrivare alle sue radici per estirparlo. E con questa opera di ricerca ha compiuto una ricognizione, vasta e profonda, intorno all'organismo e all'animo umani, svelandone i meccanismi più segreti, portandone alla luce i moti più nascosti, con ansia di conoscenza e di liberazione, con accanimento quasi furioso. A narrarla, la storia de Il male o,scuro, si corre il rischio di immiserirne la complessa portata, di non metterne in giusta luce la novità di linguaggio e di struttura; novità, comunque, che non deve essere confusa o scambiata con quella moda così cara ai nostri avanguardisti, perché come in essi è cerebrale e preconcetta così in Berto risulta necessaria: è la materia stessa ad imporgliela. « Era - ha raccontato lo scrittore - come se avessi scoperto il bandolo d'un filo che mi usciva dall'ombelico: io tiravo e il filo veniva fuori, quasi ininterrottamente, e faceva un po' male, si capisce, ma anche a lasciarlo dentro faceva male. Ricordavo le parole del Prometeo incatenato( ...) ' il racconto è dolore, ma anche il silenzio è dolore '. La grande paura era di fermarmi e forse fu questa paura che mi fece trovare un modo di scrivere, sembra, abbastanza nuovo: periodi interminabili che corrono per pagine e pagine senza punti, con pensieri che si collegano l'uno all'altro in apparente libertà - sono, in fondo, le associazioni della psicoanalisi - ma - con un costante desiderio di ordine, di logica, di chiarezza». Il male oscuro narra dunque la storia di una nevrosi da angoscia. Il protagonista, un intellettuale pieno di ambizione, lascia la sua cittadina di provincia e raggiunge la capitale con la ferma intenzione di scrivere un grosso romanzo, capace di procurargli fama e successo nel mondo della cultura. Ma dopo aver scritto e riscritto i primi tre capitoli non riesce a proseguire. Per vivere incomincia a trafficare in quella babele contemporanea che è il mondo del cinema (e nel romanzo ci sono dei gustosissimi ritratti di alcuni produttori), a scrivere soggetti e sceneggiature, non rinunciando comunque al suo sogno di grandezza. Tuttavia, la morte del padre, verso il quale si sentiva legato da un sentimento ambivalente (morte alla quale per alcune circostanze egli non assiste, fatto, questo, che peserà su di lui come una colpa inespiabile e che lo ossessionerà a lungo) e una serie di diagnosi cliniche sballate, in seguito alle quali subirà alcuni inutili interventi chirurgici, lo fanno piombare in un'acuta depressione, in una nevrosi da angoscia. E proprio quando, con l'aiuto della psicoanalisi, crede di essersene liberato e di sentirsi in armonia con se stesso e con il mondo, scopre che 103 Bi lioteca Gino Bianco

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