Nicola Pierri - Giuseppe Nerl diversi; per di più non potevano non risentire dell'inconsistenza della classe politica locale, da cui sarebbero .dovuti essere illumin_ati sui problemi concreti; inoltre, spesso eb·bero contrasti col goverrio centrale. Co1 munque tutti, e con essi il governo centrale, commisero l'errore fondamentale di non rendersi conto che la crisi non si poteva risolvere con la semplice restaurazio·ne dell'amministrazione ordinaria. « Non si pretende, naturalmente - scrive Scirocco - che la classe dirigente dello Stato unitari~ giungesse di colpo alla comprensione della questione meridionale; si osserva solo che i molti emigrati, uomini politici ed osservato•ri settentrionali che videro la differenza di strutture economico-sociali esistenti tra il Sud e il Nord, non indussero i governanti a trame le logiche conclusioni. Quindi i poteri eccezionali della Luogotenenza non furono sfruttati per un vero rinnovamento del paese: i moderati, anche per le preoccupazioni di politica estera, avevano fretta di ristabilire in Italia l'ordine e la legalità, temevano che provvedimenti radicali favorissero la rivoluzione, dimenticando che il governo di Vittorio Emanuele era esso stesso rivoluzionario, poiché nasceva dalla distruzione dei vecchi Stati». A questo si aggiungevano gli errori particolari ed inevitabili dei singoli luogotenenti. Tuttavia, pur tra errori ed incertezze, i governi provvisori « avevano avviato un'opera di rinnovamento e di sviluppo civile che col tempo avrebbe dato i suoi frutti», quando Ricasoli, succeduto a Cavour nella presidenza del consiglio dei ministri, stabilì la soppressione della Luogotenenza, nonostante le difficoltà di ordine giuridico-amministrativo e l'opposizione assai viva nel Parlamento e fin nel Consiglio stesso (ad esempio di Minghetti, che rassegnò le dimissioni). « Una volta deciso l'accentramento amministrativo, la subordinazione degli interessi ·del Mezzogiorno a quelli delle regioni più progredite dell'Italia centro-settentrionale era nella logica delle cose, e veniva aggravata dall'ignoranza delle reali condizioni delle province meridionali; a nulla potevano servire le buone disposizioni di Ricasoli, dal momento che egli persisteva nel ridurre i problemi del Mezzogiorno al riordinamento amministrativo». Ed infatti così fu: « il Mezzogiorno, perduta la sua individualità nella più vasta compagine dello Stato italiano, per molti decenni» non ebbe più « modo di far valere le sue peculiari esigenze». NICOLA PIERRI Il filo dall'ombelico La nevrosi che tormentava Giuseppe Berto da più di dieci anni, con la minaccia continua di incenerirlo non solo come scrittore, ma anche come uomo, è stata finalmente e felicemente superata, come ci fa fede questo suo ultimo singolare romanzo (G. Berto, Il male oscuro, ed. Rizzoli, Milano 102 Biblioteca Gino Bianco
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