Nord e Sud - anno XI - n. 54 - giugno 1964

RECENSIONI La crisi dell'unificazione e la questione meridionale Il recente, documentatissimo saggio di Alfonso Scirocco ( Governo e Paese nel Mezzogiorno nella crisi dell'unificazione (1860-61), Giuffrè, Milano 1963), è il frutto di alcuni anni spesi in ricerche di archivio non per gusto erudito, ma per appagare un'esigenza avvertita con consapevolezza di storico. Tanto l'agiografia ufficiale del Risorgimento, quanto la denigrazione di esso comunque ispirata, di parte radicale o marxista o reazionaria che sia, si fondano, almeno per il biennio '60-61 e per le province meridionali, più sull'intuizione e sul sentimento che non su di una piena documentazione. Nel rinnovato interesse degli storici per la nostra vita unitaria si lamenta spesso, né certo solo riguardo al Mezzogiorno nel periodo dell'unificazione, l'insufficienza di studi e ricerche particolari, per cui molti problemi restano in una sorta di penombra, quando non addirittura di oscurità. Alfonso Scirocco dice modestamente di aver voluto colmare una di tali lacune, con questa sua ricerca settoriale, analitica, una di quelle che, « illuminando singoli aspetti ..., rendano possibili opere di più largo respiro». Ma in realtà l'oggetto della sua ricerca ha un interesse che oltrepassa largamente i suoi ristretti termini geografici e cronologici. Se è vero che l'esigenza di studi particolari si avverte più fortemente « per il periodo critico dell'organizzazione dello Stato unitario, quando il dissolversi dei vecchi organismi statali nella nuova compagine determinò una pluralità di situazioni e di problemi diversamente configurati, sia pure sullo sfondo di un processo comune», è anche vero che, fra tutte quelle storie particolari, questa scritta da Scirocco era la pii1 necessaria ed importante, nella misura in cui il problema del Mezzogiorno è il nostro maggiore problema. Egli ha studiato l'opera dei governi napoletani, e di riflesso la vita tutta del Mezzogiorno, dall'estremo tentativo costituzionale di Francesco II all'abolizione della Luogotenenza: « sedici mesi, dal 25 giugno 1860 al 7 novembre 1861, data dell'insediamento di Lamarmora come prefetto di Napoli», in cui « si susseguoino il governo borbonico costituzionale, la Dittatura con due ministeri, la Luogotenenza Farini, la Luogotenenza Carignano con due formazioni governative, la Luogotenenza Ponza di San Martino, la Luogotenenza Cialdini». Ora, « di fronte al rapido avvicendarsi di uomini politici ispirati da criteri diversi e talvolta contrastanti», l'autore ha avvertito « spontanea l'esigenza di conoscere quali siano stati i programmi di governo, se abbiano corrisposto alle aspettative del paese, di quali forze politiche abbiano ottenuto l'appoggio, fino a che punto siano stati realizzati», ed ha procurato di rispondere a tali domande mediante « una verifica di fatti, idee e giudizi», che contribuisse « ad una visione meglio fondata ed articolata delle vicende attraverso le quali---si determinò l'ingresso del Mezzogiorno nel nuovo Stato ». \ 98 Biblioteca Gino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==