Nord e Sud - anno XI - n. 53 - maggio 1964

P. A. Allutn - in questo caso, l'interazione tra lavoratori evoluti e po·polino, e vice· versa. Nel nostro caso, non è certo se sia la funzione del proletariato urbano nelle zone sottoproletarie a contenere 1a percentuale delle preferenze, o se invece sia l'ambiente dei quartieri sotto-proletari ad elevarla. Siamo propensi ad accettare. quest't1ltima tesi, in quanto le percentuali sono soltanto di pochi punti più basse. Il grafico del ceto medio è meno chiaro, quantunque si rilevi una ben definita tendenza all'au1nento della percentuale delle preferènze di pari passo con l'accrescersi della percentuale dei cittadini appartenenti a questa classe. Al segno del 20-30% si nota bensì una irregolarità, ma essa può spiegarsi con il fenomeno del quale si è più sopra parlato. Bisogna inoltre tenere prèsente che la definizione di ceto medio non abbraccia una classe omogenea, in quanto si applica ai tecnici ed ai nuovi dirigenti di fabbrica così come agli impiegati ed ai commercianti tradizionali. Ed è facil~ constatare come i tecnici di Fuorigrotta o di Bagnoli abbiano ben poco in comune co11 i negozianti o gli impiegati di banca del Vomero. Quanto alla borghesia, il grafico delle sue preferenze segue uno sviluppo lineare, salendo di pari passo con la percentuale della borghesia stessa. Ciò rispecchia esattamente la condizione di questa classe, vin-· colata strettamente dall'amicizia e dall'interesse agli esponenti di determinati partiti. Grosso modo, ci tro-viamo così di fronte a due modi diversi di adoperare il voto di preferenza. Le classi lavoratrici manifestano una tendenza, sia pure no·n ancora -accentuata, ad esprimere un numero sempre minori di voti preferenziali; il ceto medio e la borghesia (così come, in grado minore, il sottoproletariato) tendono invece a valersene in misura crescente. Quali sono i motivi di questo duplice sviluppo, che rappresenta più di una semplice concidenza? Abbiamo già accennato all'ipotesi che le classi lavoratrici tendano a sostituire il voto personale con un voto politico; in altri termini, lo svilupparsi di una coscienza politica li spinge a v·edere nel voto di lista la scelta fondamentale. Per contro, le altre classi considerano per lo più il voto di lista in ~nzione della persona o delle persone che intendono sostenere. Questa ipotesi ha il merito di fornire una spiegazione della situazione napoletana·, quantunque - è giocoforza ammetterlo - i mezzi dei quali disponiamo non ci consentano di verificarne la validità. Va detto, a questo proposito, che il d'Amato, nel rilevare la tendenza per quel che riguarda la pratica religiosa, vedasi J. LABBENS e R. DAILLE, La pratique domenicale dans l'agglomeration lyonnaise, voi. III L'instruction la ville et les . ' , pratiquants, Lyon, 1956. 72 Bibliotecaginobianco

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