Nord e Sud - anno XI - n. 53 - maggio 1964

P. A. Allum Ma, se questo mostra i pericoli di una teoria generale della· maturità politica, non ci autorizza ad ~tilizzare un'analisi ultrapragmatistica. Giustamente osserva Padre Tufari: « L'on aboutit à ·une situation paradoxale: le sociolo-gue qt1i est esclave des faits, en devient le maitre absolu. Une objectivité aveugle conduit à un subjectivisme créateur; on sort de la science pour entrer dans le domaine de la fantaisie, du génie » 16• Ecco perché intendiamo, prendere in esame una o due generalità circa l'uso dei voti preferenziali suggeriti dall'osservazione dei ceti· sociali e dei partiti a Napoli. * * * Avendo ben presenti le limitazioni delle quali si è fatto cenno, passiamo dunque a considerare l'uso che i vari ceti sociali hanno fatto del voto di preferenza a Napoli. Questo studio si riferisce alle elezioni del 28 aprile 1963 e agli stessi seggi presi in considerazione in un precedente lavoro 17 • Le cinque situazio:ni esaminate hanno dato i seguenti risulta ti, per quanto riguarda il totale delle prefe~enze espresse (che sono una percentuale di quelle esprimibili): Sottoproletariato (Sezioni 21, 22, 297, 298, 410, 438, 578, 587) Proletariato inqustriale (Sezioni 529, 537, 543, 769, 776, 777) Proletariato rurale (Sezioni 861, 862, 864, 907, 908, 909) Ceto medio (Sezioni 671, 679, 685, 695, 754, 755, 745) Borghesia (Sezioni 49, 51, 90, 733) 43,8% 40,2% 48,0% 45,3% 48,0% Questi risultati, malgrado le differenze relativamente modeste (otto punti in tutto), e perciò da interpretarsi con cautela, sembrano comunque significativi. Lasciando da parte, per il momento, il proletariato- rurale, notiamo che le categorie meno educate esprimono, rispetto· ai loro concittadini più evoluti, un numero minore di voti preferenziali. Ponendoci da un punto· di vista sociale, questa indicazio-ne può fornire una prima ipotesi: la borghesia e il ceto medio, cori la loro più larga cultura e più strettamente - legati agli affari cittadini, conoscerebbero i candidati meglio· di quanto non possano conoscerli i ceti popolari; e sarebbero in grado, quindi, di esprimere un giudizio più differenziato. Dal canto senso dello Stato ... i napoletani ce l'hanno in modo esasperato e in ogni strato sociale, il senso dello Stato ... ». ' 16 P. TUFARI: Où va la sociologie religieuse?, in « Revue de l'Action Populaire », n. 112, Nov. 1957. 17 P. A. ALLuM, Comportamento elettorale e ceti sociali a Napoli, in « Nord e Sud», anno X, n. 106, Sett. 1963. 62 - Bibliotecaginobianco

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