Aldo Garosci stizie e agli squilibri esistenti è parte integrante dell'ideale liberale non meno di quanto non lo sia .il presuppost<? dell'~ttenuazione degli attuali squilibrii e dell'attivo scambio di beni e di esperienze. Ma questo « mondo vario » è reso possibile solo dall'esistenza di una legge, e di una forza della legge. Il senso, che Kennedy aveva delle respo11sabilità americane, la pro·nta riso1 lutezza con cui cercava di reprimere la ten-· denza delle maggio·ri potenze europee - l'Inghilterra· e la Francia - a fare cavalier seul, rivaleggiando in modo superflt10 con gli Stati ·Uniti, è stato per noi più rassicurante e più prezioso dei suoi tentativi, che per ora sono rimasti genero·si tentativi, verso la soluzione di un pro·~ blema ben più co1 1nplesso, quale quello del cosidetto « terzo mondo ». Certo, una politica che non co·ndanni ogni neutralità come un criminale attentato· co·ntro il 1no11do libero, una politica la quale si renda conto che nelle alleanze ci sono membri passivi come membri attivi, e che in ogni caso è spesso inutile e pericoloso assicurarsi la formale alleanza di go-verni deboli e destinati a cadere, mentre è preferibile l'esistenza di regimi autonomi vitali e capaci, nell~ loro a11gusta sfera, di vivere e difendersi: questa politica· parrebbe di buon senso elementare, ed è strano· che ci sia vo1 luto un uomo dotato• di raffinata esperienza come Kennedy per fame la politica del suo paese. L'esistenza poi della miseria, della degradazione sociale, dell'ingiustizia i11 gran parte del « terzo mo·ndo », in fo1 rme più primitive che negli Stati Uniti e in Europa, è un grande challenge per l'Occidente non meno che per -l'Unione Sovietica, e richiede concentrazio·ni d.i forza e di politica che . non è l'ultima ragione da noi addotta per sostenere la necessaria unità federale europea. M·a Kennedy, appu11to per questo, non era certo cieco di fronte all'impo,rtanza primaria che, rispetto a questi problemi .d'i11fluenza e di dovere, rivestiva il mantenimento dell'equilibrio, e l'organizzazione dell'Occidente, e la capacità dell'Occidente -di riformarsi, e .di fare sacrifici, e di guardare alle generazioni future. Egli sapeva che il segreto non dell'avvenire materiale (il quale può anch.e sonnecchiare nel grembo. della bruta natura) ma dell'avvenire umano dell'umanità sta nel superamento - cui, in primo luo,go in ciascun paese, e _poi nel mondo, si deve p·ervenire - dello stadio della pura indipendenza: primo stadio nazionalsocialistico, macchiato 1 ora già anche. nel « terzo mondo » di molte colpe e stragi, di molte tirannidi sul modello· europeo. Se il _sistema nazionale no•n fosse complementare di quello più evolùto delle nazioni che si fronteggiano nell'equilibrio, il mo·ndo sarebbe ricaduto nella barbarie generale delle guerre di tutti contro tutti, che noi abbiamo, conosciuto, in Europa e che ci hanno.,, dato il comunismo e i totalitarismi fascisti. 54 \ Bibliotecaginobianco •
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