Rosellina Balbi sibilità di dire alcunché, gli uomini dell'avanguardia indietreggino pol \ dinanzi all'unica conclusione logica, che è quella del silenzio- ( « sarò io, sarà silenzio?» si do-manda Beckett). « Nessuna opera è così 'aperta' e ricca di suggestio 1 ni, di possibilità espressive, come la pagina bianca » 22 • Ma ammettiamo· pure che il criterio del disfacimento risp·onda ad una funzione precisa: che cioè, dandoci la misura del nostro stato, di alienazione, ci aiuti a trovare la strada per uscirne. Ora, posto che l'uomo medio (direm.mo l'uo,mo-massa, se l'espressione fosse meno sgradevole) riesca a sup-erare gli ostacoli di carattere formale che si frappongo·no alla comprensionè di un simile messaggio, quale potrà essere il suo atteggiamento di fronte a una verità così sconvolgente? Impegnato come è nel quotidiano tentativo· di sfuggire alla propria condizione, accetterà di co·nte1nplarla? O non fuggirà, piuttosto, davanti all'abisso alienante? La risposta non può essere che una. E, per tornare al teatro, ci sembra sig11ificativo il fatto cl1e qualcl1e teatro off Broadway proclami talora apertamente la propria vocazione di teatro per pochi ( « unica sede per poter rappresentare lavori di autori che l1annb un messaggio eccezionale per un pubblico adulto»), arrivando persino a lanciare appelli di questo genere: « ... Ogni martedì e mercoledì, serate per soli intellettuali. Prezzo unico: dollari 2,10 » 23 • Per stimolant~ che possa essere la sua funzio-ne, non sarà certo il teatro di avanguardia a colmare la frattura che oggi divide il pubblico di massa dal teatro tout court. Come si vede, il problema della crisi teatrale è un problema dalle molte facce; qui si è cercato semplicemente di illuminarne qualcuna. Se volessimo proprio arrivare a una conclusione, questa non. potrebbe essere cl1e di ordine negativo: la crisi del teatro no·n si risolve inseguendo il mito, del grosso pubblico 1 (che è un mito irraggiungibile), ma · neppure respin.gendo quanti, in seno al grosso pubblico·, sono potenzialmente disponibili per un inco,ntro co·n il teatro. Quali prospetti~e si aprono, dunque, alla realizzazione di quella che, con espressione felice, Fergusson chiamò « l'idea di un teatro? » È difficile dirlo. Occorrerà che l'intera cultura del nostro tempo si liberi dal malessere che sembra soffocarla, occorrerà che ritro·vi certi significati. o se ne dia dei nuovi. Una società senza teatro è una- società ottusa e pavida; sopratutto, una società civilmente immatura. Per ora, non ci resta che ripetere, con Baudelaire: « La toile était levée, et j'attendais encore ». 28 ROSELLINA BALBI 22 ADRIANO GuERRINI, La poesia neurologica, «Diogene;>, febbraio 1964. 23 JOHN BEAUFORT, Un pubblico eclettic~, «Sipario», dicembre 1960. \ Bibliotecaginobianco
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