Nord e Sud - anno XI - n. 53 - maggio 1964

/ Lo spettatore libero È un'attesa rituale, osserva Fergusson, quella che Sofocle presuppone nel suo uditorio .. Così, nell'Edipo, il poeta vuole mostrare la ricerca tragica, e al tempo stesso comune, che un'intera città compie del proprio benessere: non è soltanto Edipo ad essere impegnato in quest'azione, ma tutti i personaggi, sia pure in diversa misura, vi prendono parte. Fergusson mette l'accento sulla funzione del coro: « nello sviluppo· dell'azione intesa come un tutto, soltanto il coro recita una parte impor- · tante come quella di Edipo» 15 ; quel coro che è un po' il prolungamento, all'interno del dramma, del pubblico stesso che vi assiste 16 • E tuttavia, anche sul significato della « totale » partecipazione al teatro· di una comunità bisogna intendersi. È bensì vero che la passione degli Ateniesi per il teatro sfio,rò la mania, tanto che Platone giunse a definire il governo d.ella città co•me una « teatro·crazia »; ed è anche vero che, in Atene, la partecipazione (d'altronde gratuita) alle rappresentazioni drammatiche costituì un obbligo religioso e sociale. Ciò non significa, peraltro, che il pubblico colto di Atene si identificasse con l'intera comunità. Gli spettatori che ravvisavano nel teatro qualche cosa che non si risolveva unicamente in una celebrazione rituale, ma, attraverso il linguaggio familiare dei miti, mirava a mettere a fuoco la condizione umana (spettato·ri, dunque, che costituivano _l'autentico pubblico teatrale), non potevano essere che una élite. Come osserva Poggioli, « l'idea che in culture d'eccezione o in epoche di particolare splendore il pubblico degli amatori e degli intenditori coincidesse quasi completam~nte con un'intera polis... è un'illusione romanzesca e romantica : anche in quei casi il pubblico eletto non fu che una minoranza»; nel caso di Atene, fu « una parte più o meno vasta del demos, cioè della cittadinanza con poteri politici » 17 • L'osservazione è valid~ anche per quanto si riferisce specificamente al teatro. ·Al giorno d'oggi, un rapporto preciso fra élite intellettuale e classe dominante non esiste più: « l'aficionado moderno della cultura e dell'arte, benché provenga prevalentemente dalla piccola o· media borghesia, può invece appartenere, o non appartenere, ad una classe qualsiasi, aristocrazia terriera o borghesia industriale, ceto professionale o burocrazia, e nei paesi socialmente avanzati, perfino al proletariato o alla classe agricola» 18• Ma, benché privata di qualsiasi rapporto diretto col I 1s FRANCIS FERGUSSON, Idea di un teatro, Ed. Feltrinelli 1962,pag. 38. .16 Sugli stretti legami esistenti tra pubblico e coro, i quali rappresenterebbero, insieme, « l'organo di una comunità altamente cosciente di se stessa», crr: FERGUSSON, op. cit., pag. 39. 17 RENATO POGGIOLI, Teoria dell'arte d'avanguardia, Ed. « Il Mulino » 1962, pag. · 102. 1s Ibid., pag. 103.. 25 Bibliotecaginobianco

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