Rosellina Balbi del consumo, alla quale si ispirano le comunicazioni di massa. La rappresentazione teatrale non è un servizio sociale per l'occupazione del tempo libero. Se è vero cl1e, attr.averso il drarrtn1a, u·na società osserva e giudica se stessa (e il grande teatro, da quello greco ali' elisabettiano, dallo spagnolo al francese, a Ibsen, a Pirandello, è appunto una pubblica « chiamata in giudizio » di certi valori-chiave), il linguaggio dram .. matico 110n può essere, evidentemente, quello dell' en.tertainment. Esistono bensì o,pere di teatro nelle quali predomina la componente ludica, ma neppure il teatro di « evasio,ne » riesce ad esercitare, al giorno d'oggi, una forza di attrazione sul grosso pubblico: è qui, anzi, che si può e sj deve parlare di « concorrenza vittoriosa » da parte del cinema e della televisione. Lo spettatore che decide di andare a teatro opera, dunque, una scelta consapevole. Egli sa che non lo si trascinerà, come avviene al cinema, in un'esperienza illusoria. Anziché trovarsi di fronte ad u11 surrogato della realtà, egli do·vrà assistere a 11na vicenda dichiaratamente « finta »: la quale gli proporrà degli interrogativi, e lo coinvolgerà interamente, senza dargli modo di sfuggire a se stesso é alle proprie responsabilità umane. Il pubblico teatrale (se non è « n1otivato )> da scelte di carattere mondano) 110n può essere altro che un pubblico com-. posto da uomini liberi : ossia da uomini che non temono l'insicurezza, condizio-ne inseparabile - con1e l1a rilevato Fromm - dalla condizione stessa della libertà. D'altra parte, la prima frattura tra il' grosso pubblico e il teatro è provocata dalla qualità delle esperienze comuni alla massa; le quali - salvo nel caso di circostanze eccezionali - non possono essere che generiche, e quindi incapaci di determinare un conflitto. È stato giustamente detto che il dramma può nascere soltanto da un'esperienza significativa, e perciò particolare; solamente un pubblico che di quell'esperienza sia stato partecipe (o che possieda una maturità di spirito tale, da rendere superflua la partecipazione diretta) potrà intenderne, e giudicarne, la messa in questione. Vi sono state epoche, si obietterà, nelle quali il teatro ha costituito lo specchio di una comunità intera, di una po-lis. Posto che tale affermazione sia del tutto esatta, occo-rre tener presente che si trattò, in quei casi, d.i periodi storici eccezionali, di società fortemente cementate da un patrimo,nio di credenze comuni: onde il poeta drammatico poté farsi· interprete di un mondo, la cui validità era riconosciuta da tutti. Uno studioso acuto dei problemi teatrali, l'americano Francis Fergusson, addita nel teatro greco un prodotto « naturale » della comunità: e ciò per il carattere, che esso so-pra ogni altra cosa ebbe, di mistero sacro. 24 \ Bibliotecaginobianco
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