Nord e Sud - anno XI - n. 53 - maggio 1964

I Rosellina Balbi fatta l'attesa della ghigliottina nella cella dei condannati a morte di una prigione francese, suscitav_a, sì, o-rrore, ma n?n per la pena di morte: per la condizione di co,ndannato a :morte. Non è la stessa cosa » 13 • Si può anche non essere interamente d'accordo. È indiscutibile, peraltro· (e lo abbiamo- già accennato) che la «corporeità» del cinema rende passivo lo spettatore sul pia110 della riflessio11e. (nel senso che lo induce a rinunziare temporaneamente all'esercizio delle sue facoltà critiche), mentre ne stimola al massimo le capacità di emozione. Lo spettatore viene introdotto in un'esperienza vissuta come reale, attraverso il duplice processo, della identificazio-ne con i protagonisti della vicenda, e della proiezione dei propri atteggiame11ti in quelli dei personaggi: si stabilisce in tal modo, nella st1a coscie11za, uno scambio complesso tra reale ed immaginario. Alla luce di questo rapporto, la stessa esigenza del « lieto fine » trova una pii.1 chiara giustificazione: è lo sforzo di estromettere dalle vicende umane - dalle proprie vicende - l'assurdità e la tragedia. E si spiega anche il successo· di certi film d'avventura e di vio1enza: essi offro1 no1 agli spettatori, come è stato giustamente detto, il modo di sperimentare l'insic11rezza in tutta sicurezza. Tanto il ling1Jaggio form-ale del cinema, dunque, quanto i valoridel mo,ndo che esso ci offre, co·ncorrono alla universalizzazione del film. La quale, poi, è l'obiettivo cui tendono i promoto 1 ri dell'industria cinematografica: sian-o essi imprenditori alla ricerca del profitto economico, o siano gruppi di potere politico, ·miranti a gettare una luce di ottimismo sulla società che dominano. Giova aggiungere che il tentativo di attrazione massiccia del pubblico viene agevolato dal fatto che un'opera cinemato,grafica no,n è tanto una « creazione», quanto una « pro·duzione »: ossia la somma di un lavoro di squadra, privo di una precisa paternità artistica (anche se l'intervento del regista risulti vistoso, o addirittura determinante). Perfino gli operatori, come osserva lo studioso americano Herbert J. Gans, contribuiscono al film in un senso che non è puramente tecnico. Ma il fatto stesso che un'o·pera cinematografica rappresenti la sintesi di molti sforzi individuali toglie a chiunque il diritto di considerarsene l'auto-re: e questo non può che tornar gradito ai gruppi finanziatori, più liberi di imporre le proprie decisioni. In una recente intervista televisiva, Ugo Tognazzi ha raccontato come il finale del film La donna scin1mia sia stato mo,dificato per venire incontro alle esigenze del mercato americano, no•nostante il parere contrario dello,, stesso regista Marco Ferreri. E a motivi analoghi si deve se il titolo del 13 Ibid. 22 • Bibliotecaginobianco

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