Lo spettatore libero ed esteticamente più valido - si limiterà pur sempre a far leva sulle emozioni del pubblico; mentre non potrà mai, per la stessa 11atura fenomenologica del suo linguaggio, porsi sul piano delle idee. Nessuno potrà convertire in immagini un concetto, un d11bbio,, un problema morale. Quando Olivier « gira » l'Amleto, egli ci propone u11 eccellente saggio di teatro filmato, ma nulla più che questo; « essere o non essere », come rileva giustamente Aldo Agazzi, no,n è, e no,n potrà 1nai essere, • cinema. Qualcuno ricorderà, forse, un articoTo di Nico1a Chiaromonte, che lasciò dietro di sé uno, strascico polemico. Si discuteva, a quel tempo, circa la ventilata ab·olizione della censura preventiva sul teatro, e da qualche parte si chiedeva che lo stesso provvedimento venisse adottato anche 11ei co,nfronti del cinema. Nell'artico,lo al quale ci riferiamo, Chiaromonte affermò che cinema e teatro sono due cose diverse, e diverso deve essere, pertanto, il discorso· cl1e li riguarda. Nel caso del cinema, la censura può riguardare al massimo le scene di nudità o di violenza (ossia le at1dacie di dettaglio), e non soltanto perché il cinema « è portato per sua natur·a a vio,lare il meno possibile i tabù sociali », ma sopratutto perché il pensiero, come tale, non è cinemato-grafabile. Il .teatro, per contro, anche il più frivolo, è fatto pur sempre di idee: ecco perché le audacie, a teatro, sono audacie di fondo (e tanto, più pericolosa, di conseguenza, la censura teatrale). Queste affermazioni di Chiaromonte suscitarono, co,me si è detto, ·nt.1:merose proteste; vi fu un lettore, tra gli altri, che rivendicò l'esistenza e la funzione del « cinema di idee », citando, a sostegno della sua tesi, il caso del film Non uccidere. Prendendo_ lo spunto da quella lettera, Chiaromonte ribadì il proprio giudizio,: « Io no·n ho mai visto cinematografate idee o questioni di coscienza; 110 tutt'al _più visto dei film che volevano illustrare idee o questio,ni di coscienza. Non è la stessa cosa... l'immagine cinematografica può mostrare con efficacia talora sconvolgente (ma anche labile) l'aspetto fisico delle cose, e anche l'equivalente fisico dei moti dell'animo, nella misura in cui i moti dell'anin10 comportano un equivalente fisico; ma no1 n può dare il pensiero, non può dare la coscienza, non può dare l'id.ea, per l'ottima ragione che non è secondo questi aspetti che l'o,biettivo coglie il reale, bensì secondo i modi dell'evidenza esteriore » 12 • Per meglio puntualizzare il suo pensiero, Chiaromonte portò l'esempio del film Siamo tutti assassini, che si proclamava film ~ontro la pena di mòrte, ed osservò che esso gli· era sembrato tutt'altra co,sa: « una serie di immagini che, mostrando nei più crudeli particolari com'è 12 NICOLA CHIAROMONTE, Teatro, cinema e censura, « Il Mondo», 3 aprile 1962. 21 Bibl_iotecaginobianco
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