Lo spettatore libero attori ed altrettanto personaggi reali, di quanto avviene per il suddetto membro del governo» 7 • Nel caso del cinema, dunque, occorre parlare di illusione, non già di finzione; tanto più che il ritmo- rapido· con il quale le immagini si succedono sullo schermo impedisce, per tutta la durata della proiezione, ogni meditato giudizio·. Di fro1 nte ad 11no spettacolo cinematogra-. fico, siamo indotti ad abbandonare il nostro mondo individuale, lasciandoci trascinare, più o meno passivamente, in quello che ci viene proposto,. Ma che specie di mo,ndo è quello che il cinema ci propo·ne, o meglio, ~ come abbiamo visto, ci impo·ne? Qui il discorso no·n può non intrecciarsi con qualche 01sservazione sul fenomeno, così tipico del nostro tempo, dell'industrializzazione culturale . . È indubbio che la cultura di massa è essenzialmente fo,ndata sùl piacere visivo. E molto acutamente Edgar Morin ne ha messo in rilievo la componente arcaica: « ... la cultura industriale non disintegra l'arcaismo.- Al contrario, i ritmi primitivi, quelli venuti dall'Africa attraverso il jazz e i ritmi tropicali, si impongono nella civiltà dei grattacieli; il simbolo primitivo rivive nei manifesti pubblicitari; le battaglie elementari tra uomini, le lotte feroci, i giuochi guerrieri sono presenti su tutti gli scherrmi del mo1 ndo; la musica è almeno tanto presente nella civiltà dei mass media ... quanto poteva110 esserlo i canti e i ritmi della civiltà arcaica. Si tratta, dunque, di una sorta di neo arcaismo » 8 • Per quanto riguarda più propriamente il linguaggio cinemato,grafico, da molti studiosi è stato messo in rilievo il carattere n1imico-pittorico che esso ha avuto all'inizio: carattere, per l'appunto, primitivo. E non è senza significato· il fatto che un grande regista cinemato,grafico, quale Eisenstein, abbia individuato negli ideogrammi cinesi una forma di linguaggio pre-cinematografico; e che, nel preparare le sue o,pere, egli abbia meditato sulla mentalità dei primitivi, leggendo· le opere di Lévy-Bruhl. Ad un gio,rnalista americano che lo intervistava, Eisenstein spiegò: « Mi interesso a questi libri, perché la mentalità del pubblico che vede i miei film è una mentalità primitiva » 9 • Questo neo-arcaismo è da mettere in rapporto, naturalmente, co11 la tendenza, caratteristica della cultura di massa, alla omogeneizzazione, e quindi con il suo slancio cosmopo,lita, « che mira ad attenuare le differenziazioni culturali nazionàli a vantaggio di una cultura delle grandi aree trans-nazionali » ( quale esempio, Morin accenna ai film di così detta 7 CESARE L. MuSAITI, Cinema e Psicoanalisi, in « Psicoanalisi e vita contemporanea », Ed. Boringhieri, Torino 1960, pp. 146-147. 8 EDGAR MoRIN, L'industria culturale, Ed. « Il Mulino», 1962, pp. 59-60. 9 Cfr. MARIO VERDONE, Sulle origini del linguaggio cinematografo, in« Film critica», febbraio 1963. · Bibliotecaginobianco
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