Nord e Sud - anno XI - n. 51 - marzo 1964

Atanasio Mozzillo uomini che per la prima volta si adoperavano ad esserci maestri e compagni insieme, ansiosi che alla iniziazi~ne pplitica non andasse disgiunta quella educazione dei sentimenti che costituisce la forma più. alta di paideia. E da parte nostra fu tanto più facile accogliere i loro insegnamenti e adeguarci agli esempi: ·ché le parole e il gesto stesso di molti tra quei maestri - altrimenti adusati alla grave compostezza degli abiti accademici - istintivamente o per mirabile simbiosi seppero assumere i modi il tono e la misura del no1stro· adolescenziale entusiasmo, ritornare a una sorte di giovanile esaltazione senza perciò perdere o intaccare la profonda carica di saggezza che molti tra essi avevano duramente pagato con un silenzio• ed un rifiuto assai più difficili dell'esilio e della rivolta. E in quell'ormai remoto 14 ottobre 1943, che ancora nei corridoi e nei cortili della Università devastata dell'ince11dio tedesco stazionavano le cucine da campo d-elle truppe .canadesi e dei reparti australiani, quando con spoglie indimenticate parole Benedetto Croce e Adolfo Omodeo restituirono alla città il suo Ateneo profanato, fu allora che per la prima volta vedemmo Vincenzo Arangio-Ruiz. Eravamo molto· giovani è alcuni di noi avevano da poco affrontato . (e ancora non superato) il trauma di Tucidite o di altri ·autori greci che un gesuita della vecchia scuoi~ ci costringeva a tradurre sulle ingrate pagine della edizione teubneriana, avara di note e irta invece . di simboli a noi assolutamente ignoti. ·Ma per fortuna nell'autunno del '43 e nei primi mesi del '44 neanche ci sfiorava il sospetto che Vincenzo Arangio-Ruiz di qt1ella lingua tanto temuta fosse conoscitore espertissimo• e cultore instancabile. Il suo• nome era invece già noto a molti di noi, i cui padri, addottorati in giurisprudenza intorno al 1925, lo ricordavano tra i più giovani e autorevoli n1aestri -in un consesso di nomi e di dottrine favolosi. A noi poi che neanche ci fermavamo a distinguere tra questa o quella branca del giure, e prima che le 1niserie della guerra e l'improvviso tramonto dei miti infantili ci rendessero meno docili alle sollecitazioni fantastiche, il nome stesso di- Arangi~ Ruiz, con quella sua duplice solenne reminiscenza castigliana, f~ceva si che lo figurassimo, il Maestro, come una specie di magnifico signore dedicatosi agli studi dopo chissà quali nobili imprese. E in un certo sen~o la conoscenza dell'uomo avrebbe poi ribadito·, sia pure col. riportarla entro i limiti di un giudizio più str~ttamente politico e razionale, questo nostro infantile traslato. La sua azione quotidiana, la sua ostinazione e insieme la sua fierezza (e si leggano le pagine de Il Regno del Sud, nelle quali Agostino degli. Espinosa rievoca la preparazione 94 \ Bibliotecaginobianco \ • I \

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