La trappola dei moderati Germania ai loro prodotti agricoli. Da parte sua, Parigi aveva grosse questioni di prestigio, che fanno parte d~i piani politici di De Gaulle, puntate sulla scadenza del 31 dicembre. Il generale era infatti convinto di poter giungere al « Kennedy round » in condizione di imporsi agli USA, di avere - per così dire - uria contropartita politica in cainbio di va11taggi economici: e dunque, i Sei debbono giu11gervi non i11 ordine sparso·, ma a file serrate e con la Francia in funzio11e di po·rtavoce. Alla concl11sio-ne, la Francia_ aveva fatto rispettare la scadenza del 31 dicembre, mentre Erhard aveva ottenuto alcuni risultati sostanziali, rinviando fra l'altro l'armonizzazione del prezzo dei cereali. D'altra parte, il compromesso sul « Kennedy ro-und » non- impegnava De Gaulle a giungere ad 11n accordo con gli USA, ma autorizzava Erhard a recarsi a Washington in veste di paladino dell'interscambio euro-americano. Gli olandesi ottenevano il rinvio della tassa sulla margarina; la delegazione italiana rientrava a Roma paga dei suoi sforzi di mediazione e di alcuni effettivi risultati per il commercio del riso. In realtà, a Bruxelles almeno due delle parti in causa bluffavano. E se si guarda un poco più a .fondo· nel compromesso, si vede che soltanto Francia e Germania federale hanno imposto il loro gioco, tentando le loro carte e chiudendo la partita al momento e nel punto che potesse loro servire per mantenere aperto il discorso del MEC, n1a consentisse, sulla base dei risultati raggiunti, di portare avanti ·di un buon passo· altre partite cl1e co,ntempora11eamente si svolgono su altri tavoli. Intanto, è chiaro che il « package deal » ha favorito, in primo -luogo, la Francia; e ciò non soltanto perché il suo impegno per il « Kennedy round» è tanto evanescente quanto più si è dato- a De Gaulle il pretesto di ritenersi e proclamarsi il vincitore della tornata di Bruxelles e l'assoluto manovrato,re della politica dei Sei; ma anche l perché, effettivamente, sul terreno economico, la Francia sarà la massima beneficiaria degli accordi e del varo di quasi tutti i regolamenti. l La situazione, a questo riguardo,, è stata ben colta dal « Financial Times », _che ha scritto: << La Francia ha avuto buon gioco, nell'allo·ntanare impegni precisi, affermando· l'impossibilità di un accordo comt1nitario prima che si conoscano le posizioni delle rispettive parti. Così, la battaglia per il ' Kennedy ro,und ' è ancora da farsi nella CEE. L'intesa parziale di Bruxelles sull'atteggiamento da prendersi a proposito delle voci doganali sulle quali esistono le maggiori disparità di trattamento rispetto agli Stati Uniti, non faciliterà molto, probabilmente, le trattative. L'accordo, infatti, non prevede nulla per risolvere il problema di quei paesi terzi che - per alcuni prodotti rispetto .ai quali esistono 71 Bibliotecaginobianco
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