Nord e Sud - anno XI - n. 51 - marzo 1964

Editoriale Pértanto, se proprio non fosse possibile scongiurare del tutto l'eventualità che certi programnii di opere pub.bliche abbiano a subire riduzioni, o quanto meno rallentamenti, sarebbe comunque necessario non ridurre .e non rallentare i programmi che interessano il Mezzogiorno, anche se questo dovesse richiedere un supplemento di sacrifici per altre regioni del paese e, nell'ambito di queste, per la classe imprend~- toriale o per quella operaia. In altri termini, dopo che si è tanto parlato di una politica di piano che abbia come suo primo e fondamentale obiettivo la riduzione degli squi?ibri regionali, è la concreta e moderna preoccupazione per questi squilibri che deve prevalere nei confronti delle astratte pregiudiziali classiste quando si tratta di decidere quali 1nisure devono essere predisposte per superare le difficoltà della· congiuntura. Pertanto, certe agitazioni rivendicazionistiche dei sindacati (e, naturalmente, al Sud non meno che al Nord), come quelle che La Malfa ha denunciato nel suo articolo sulla « Voce repubblicana » del 27 febbraio, devono essere condannate come sostanzialmente antinzeridionalistiche, altrettanto antimeridionalistiche delle interviste di-Merzagora e dei discorsi di Cicogna. I Merzagora ed i Cicogna, infatti, sembrano voler ignorare deliberatamente che sono stati certi problemi insoluti, e quindi aggravatisi, a provocare una serie di fenomeni negativi, onde, all'« eufo-ria » ~egli anni del « miracolo », è sitbentrata la « sfiducia » degli ultimi mesi. E fra questi problemi vi è certamente quello della congestione demografica in· q,ree ristrette dell'Italia nordoccidentale. Ha ragione Lombardi quando accitsa Merzagora di non dimostrare alcuna preoccupazione per gli .squilibri territoriali, per la « prospettiva scientificamente accertata di un'Italia ridotta in un decennio, ove le cose contiriuassero nel verso attuale, a un Mezzogiorno divenuto deserto di attività e di energie e ad un triangolo industriale divenuto un campo di concentramento per mano d'opera industriale». Ora, è proprio questo il momento di prendere decisioni coraggiose per dirottare verso il Mezzogiorno, e comunque fitori dalle aree di piena ocèupazione, le nuove iniziative industriali. Certo, decisioni del genere incontrerebbero subito l'opposizione della Confindustria e forse susciterebbero contrasti nella CGJL e nello stesso Partito comunista. Ma se si vuole fermare il processo di congest!ona1nento nelle aree me;. tropolitane della Valle padana e il processo di dissanguamento del Mezzogiorno, ci si deve orientare nel senso della proposta formulata - tra le altre - da La Malfa, nella sua lettera al Presidente del Consiglio: identificare le· aree nelle quali sia stato conseguito il traguard_o della piena occupa~ione e vietare che in queste aree abbiano ad essere 5 Bibliotecaginobianco

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