Note della Redazione che è sopravvenuta in gran parte del comunismo internazionale dopo il XX congresso del PCUS non è un ordinario mutamento di linea politica. È, o dovrebbe essere, qitalche cosa di più. L'enormità dei crimini. staliniani, la misura in cui essi implicano e coinvolgono le gerarchie del comunismo, le radicali insufficienze del sistema e della dottrina che essi rivelano: tutto ciò avrebbe dovuto provocare uno scuotimento profondo del senso morale, se non vere e proprie crisi e rivolte. Possiamo pensare tutto quello che vogliamo di Kruscev; ma il modo tumultuoso, commosso, sregolato col quale egli denunciò, al XX Congresso, la necessità di un distacco assoluto del comunismo dall'ipnosi staliniana ce lo fa sentire iri qualche modo vicino. Le ragioni del nostro dissenso politico e ideale rimangono, verso di lui, tutte quante in, piedi; ma almeno le ragioni dell'itmanità sono salve. Nulla di tutto ciò nel comportamento dell'on. Togliatti. Ai tempi di Stalin il -suo comportamento poteva ancora essere contraddistinto dalla irritante compostezza e dalla gelida bravura di un primo della classe; e il n1odo onde egli riuscì ad essere tra i pochissimi dirigenti della II Internazionale sfuggiti allo sterminio degli anni 30 ne è la conferma. Oggi anche questo non c'è più. L'on. Togliatti ha mutato posizione; offre ai militanti del PCI e all'opinione pubblica del nostro paese una nuova versione del potere politico e dei rapporti internazionali; condan11a e disprezza qitel che ieri esaltò; stringe la mano a Tito ed ha l'aria di fare un gesto perfettamente in linea con tutta quanta la sua azione politica del dopoguerra. E nel far ciò ostenta ormai soltanto la freddezza burocratica e professorale di un funzionario. Nel suo caso, un funzio·nario dell'epifania comunistica. C'è veramente da rimpiangere che il groviglio politico e sociale del nostro paese consenta anch'esso all'avido tartufismo togliattiano di rimanere a galla; e c'è da compiangere le tante giovani leve del comunismo italiano per le quali parlare di tartufismo sarebbe veramente ingeneroso. La cultura in rotocalco È stata sempre lamentata la segregazione delle masse italiane dalla cultura: non solo la grande cultura, ma anche quella media e minore; non solo la cultura d'avanguardia e di ricerca, ma anche quella tradizionale e di base; non solo la cultura storico-critica, ma anche quella poetico-letteraria. I11 un paese, come il nostro, cristiarzo e cattolico, è proverbiale (e non solo nelle masse) la mancanza di consuetudine coi testi dell'Antico e del Nuovo Testamento. Là cono·scenza di Dante e di Manzoni si riduce, nelle classi colte, a vaghi ricordi di scuola media, ed è pressocché assente negli altri -settori . . della società. I grandi avvenin1enti e 1novimenti della storia sociale, della storia del pensiero, insomma della storia del mondo sono conosciuti con un grado di approssimazione pauroso. Non fosse stato per la televisione\ alcuni nomi di grandi aittori e di grandi opere non avrebbero mai varcato 63 Bibl-iotecaginobianco
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