Nord e Sud - anno XI - n. 51 - marzo 1964

Marco Cesarini Sforza genziali-amininistrative, presenta qualche facilità di promozione al ceto superiore. Da questi due 1nodi di lavorare si posson9 anche far discendere le due ideologie, i due comportamenti, che caratterizzano la giornata popolare romana. Anarchicheggiante, riformista, rispettoso, jl secondo. Voto comunista di protesta, e voto democristiano di opportunità. Ancora: voto comunista o fascista di « ribellione » anarchicheggiante nelle borgate e. nei vecchi rioni popolari in crisi economica e persino demografica; voto di ordine e di rispetto n~i nuovi quartieri operai e piccolo-borghesi della periferia. La Camera del Lavoro alternativamente, negli ultimi ottanta anni, dalle mani degli anarchico-sindacalisti a quella dei rifor1nisti più borghesi. La storia della classe operaia romana è, di anno in anno, storia di improvvise ed estremistiche fiammate «rivoluzionarie», plebee, o meglio contadine (come contadini sono in ultima analisi gli edili), di rivolte persino di tipo teppistico, e di cauti cedi1nenti e accomodamenti, di « mazzette » e « bustarelle » che l'operaio « rispettoso » prende sotto banco, contento del paternalismo padronale, pago delle sue piccole casse mutue volontarie. Sembra di poter dire, in linea di massima, cl1e il recente flusso migratorio non abbia modificato che poco o nulla di q11esto stato di· cose. Il sottoproletariato dell'Italia centro-meridionale che -continua a giungere a Roma è, ancora una volta, fatto di anarcl1ici potenziali e di accomo,danti riforn1isti, di gente per un verso legata alla rete delle raccomandazioni parrocchiali e alle segnalazioni del notabilato, per l'altro messa bruscamente a contatto con la realtà sociale nuova della grande città e delle sue miserie e ricchezze, proì1ta dunque a inserirsi nella tradizionale protesta dei senza lavoro e senza qualifica. Come si vive a Ro-ma. - Il più importante m11tamento nella vita quotidia11a di Roma, tra quelli verificatisi negli ultimissimi anni, riguarda evidentemente l'occupazione del tempo. È stato calcolato che le nuove dimensioni della città, già nel 1962, costringevano i cittadini a perdere ogni anno non meno di 300 milioni di ore lavorative sui mezzi di trasporto collettivi. Ma, al momento in cui questo calcolo veJ.?-neavviato, i « pendolari» erano poco più che 75.000, mentre adesso sono sicuramente oltre 150.000, e non s'era ancora verificata l'espansione della_ motorizzazio·ne privata caratteristica del 1963. Oltre a ciò, negli ultimi due anni, si è enormemente estesa - facendo con ciò di Roma ' anche per ques~o lato, una città-regio·ne - le periferie da cui i pendolari provengono, che tocca ormai ai suoi 1nargini---estremi centri come Priverno, Velletri, Sezze o Subiaco. 58 Bibliotecaginobianco • I I I

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