Editoriale valgano invece gli altri, coloro che tiran,o altrettanto pregiudizialmente da destra per addossare a11cora u.na volta alle classi lavoratrici i costi che si devono pagare per il risanamento della congiuntura. In base a quali considerazioni, o impressioni, è venuto acquistando un rilievo sempre più allarmante questo rischio, che il prezzo più alto per la politica di austerità possa essere addossato al Mezzogiorno? In primo luogo, è vero ciò che ha scritto Gerardo. Chiaromonte sull'« Unità» del 25 febbraio: « i 60 miliardi stanziati per aumentare il fondo d.i dotazione della Cassa per il Mezzogiorno non sono, a quanto pare, nemmeno sufficienti a coprire la metà degli impegni di spesa che la Cassa ha già preso per lavori che o non sono iniziati o sono stati fermati a metà ». In secondo luogo, è vero anche ciò che si dice degli istituti di credito. speciale: che essi, cioè, non sono più in grado da tempo di soddisfare le richieste di finanzian1ento che sono state presentate per centinaia di miliardi. Sf dirà che ora si è provveduto, nel senso che, pescando fra le nuove entrate fiscali, 35 miliardi per cinque anni saranno concessi a questi istitu,ti, per finanziare medie e piccole iniziative nel Mezzogiorno e nelle Isole; ma non ·si potrà negare che, se siamo di fronte a richieste di finanziamento vàlutabili, secondo « l'Unità », a centinaia di miliardi, i 35 miliardi. promessi dal governo per i prossimi cinque anni sono appena un brodino ricostituente. Può darsi, naturalmente, che l'« Unità» esageri; ma per quanto possa esagerare, il rapporto quantitativo fra le richieste di finanziamento ecl i fondi promessi agli istituti. di credito speciale per l'industrializzazione del Mezzogiorno e delle Isole resterebbe sempre ·itn rapporto tale da far pensare che nei prossimi cinque anni molte richieste di finanziamnto, per iniziative anche importanti, non potranno essere soddisfatte. C'è, infine, la questione dei programn1i pluriennali di opere pubbliche: come abbiamo rilevato in una nota della redazione dell'ultimo numero di « Nord e Sud», seri motivi di apprensione per gli ulteriori sviluppi della politica meridionalista. derivano dalla aff er1nata necessità di contenere la spesa pubblica. Noi naturalmente riconosciamo che . c'è qitesta 11-ecessità. Ma si deve pure riconoscere che la spesa « ordinaria » dei Ministeri, per quanto riguarda il Mezzogiorno, risulta già ridotta al di sotto di certi lin1iti, onde l'intervento della Cassa è diventato in parte sostitutivo, e non in tutto e per tutto aggiuntivo, come dovrebbe essere perché possa. riuscire veramente efficace. Qualora il contenimento della spesa pubblica dovesse risolversi in una sempre più marcata caratterizzazione dei programmi della Cassa come programmi sostitutivi rispetto a quelli dei Ministeri,, la politica meridionalista sarebbe gravemente, e forse irrimediabilmente, compromessa. 4 Bibiiotecaginobianeo
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