Roma-regione in questo caso, molto spesso, di gente « non professionale », che dichiara all'indagine il suo mestiere nuovo, trov~to a Roma (usciere ministeriale, galoppino, piccolo impiegato, ecc.), e non il mestiere vecchio o la mancanza di un mestiere anteriore. Fino a qualche anno fa era anche alta l'incidenza degli arrivi di « addetti ai servizi domestici »: ogni 100 immigrati c'erano 22 « serve ». È curioso anche notare che_ i preti e le monache costituiscono una parte non indifferente sul totale degli immigrati: il 7 per cento, superiore a quella che spetta a tutte le « professioni e arti liberali »,· che, messe i11sieme, raggiungono il 4,6 per cento. I risultati d~un sondaggio compiuto dall'ECA tra gli immigrati più recenti e appartenenti a quel buon 30 per cento che è costituito dalle « condizioni non professionali », in merito al tipo di vita e d.i mentalità che li contraddistingue, so-no· spaventosi. Possono essere così riassunti. Altissima resistenza all'obbligo scolastico. « Inesistente » (testuale). propensione ad utilizzare i servizi di addestramento e di qualificazione professionale: non si cerca un lavoro, ma un modo di sbarcare il lunario. Scarsa fiducia e completa igno-ranza per quanto riguarda l'esercizio dei propri diritti di cittadini in relazione ai servizi di sicurezza sociale: appena il 50 per cento degli immigrati ne usufruisce. Sfiducia nelle organizzazioni assistenziali pubbliche. Disinteresse per l'acquisizione di un alloggio in proprio: si vuole la casa gratis, oppure si resta in baracca. Disinteresse e sconoscenza di ogni legge sulla cittadinanza, il lavoro, ecc .. A Roma ci so·no non meno di 300.000 persone cl1e vivono in questo stato di sub-cittadini. È difficile dire se e in che misura il flusso migratoriò più recente abbia modificato i caratteri particolari del popolo romano·. In fondo, la gente di Roma è sempre stata determinata, nell'ultimo secolo, dalla compresenza e dal prevalere, di vo1ta in volta, di due componenti principali. Il ceto operaio romano è sempre stato costituito· (e lo è tuttora, ché, se son cresciuti pro·porzionalmente gli operai di fabbrica, altrettanto cre~ciuti sono, ad esempio, gli edili) da due gruppi principali: quello degli edili, appunto, muratori, « voltaroli », subappaltatori, braccianti, « porta-cofane », stradinJ, « brecciaroli », manovali, ecc.; e quello _degli addetti alle imprese pubbliche e di Stato, compresi gli impiegati di_grado infimo, gli operai delle aziende comunali, i tipografi. Il lavoro degli appartenenti al primo gruppo è. stagionale, aleatorio, aperto alle inside del paternalismo padronale. Il lavoro· del secondo gruppo, invece, ha propriamente carattere di « servizio », si svolge a stretto contatto col ceto medio impiegatizio e co11 le stesse categorie padronali e dirl57 Bibliotecaginobianco
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