Nord e Sud - anno XI - n. 51 - marzo 1964

., Marco Cesarini Sforza temente, infine, si è pass~ti _dalla targa 600.000 a quella 700.000 nel giro di appena dieci mesi. La zona industriale. - Ma forse il più notevole cambiamento nella immagine della città è stato prodotto dall'apparizione, ai suoi margini orientali, d'una zona d'insediamento industriale (media e piccola industria). Non è certo possibile accennare qui alla storia dell'i11dustria romana. Basti dire che, nel 1871, c'erano in città ap.pena 15.000 artieri delle fornaci e della piccola industria tessile impiantata alle falde del Gianicolo. L'Italia impiantò a Roma soltanto qualche officina di Stato (la Zecca, il Poligrafico, i laboratori militari): la parola d'ordine era che non bisognasse oscurare co-n il fumo delle ciminiere l'azzurro « aer » romano. Il fascismo vi insediò qualche industria di guerra (la Breda, ecc.). Fino al 1950 le fabbriche romane si co·ntavano sulla punta delle dita. L'attuale zona industriale è costituita praticamente da una fettuccia di insediamenti ai due lati della Via Tiburtina e di poche strade adiacenti, lunga circa dieci chilometri: 140 insediamenti con 20.000 posti di lavoro. Dopo il 1961 si sono avuti circa settanta insediamenti riuovi nella zo-na di Tor Sapienza e richieste per 240 nuovi stabilimenti nella zona Collatina-Prenestina. Si tratta di aziende di piccole o piccolissime dimen~ sioni, come è din1ostrato dal fatto che l'area complessivamente richiesta per questi ultimi 240 insediamenti è di appena 250 ettari. Ciò nonostante, l'aspetto d'una certa parte della città, é sicuramente il modo di vita d'un settore dei suoi abitanti, ne sono restati profondamente modificati. Roma ha una composizione sociale profondamente ano1nala rispetto al resto· d'Italia. Su scala nazionale abbiamo attualmente un 30,5 per cento di contadini, un 29,5 per cento di impiegati e u11 40 per cento di operai. I contadini, invece, costituiscono appena il 9 per cento della popolazione attiva del comune di Roma, gli operai il 32 per cento e gli impiegati ben il 59 per cento. Il fatto è, però, che l'apparizione della zona industriale, sommata alla enorme espansione delle assunsioni di manodopera da parte delle imprese che gestiscono i pubblici servizi (Atac, Stefer, Romana Gas, Acea, Enel, ecc.), unita ancora alla formidabile espansione del settore edilizio, ha finito per costituire niente più che un embrione, ma inso-mma un embrione di città industriale e di classe operaia romana. Gli edili sono attualmente 70.000. Gli operai dell'industria privata e dei servizi pubblici certo non meno di 80.000, anche se i computi statistici divergano in questo settore più che in altri (si va dalla denuncia di 50.000 a quella di 70.000 operai nel solo settore privato). Ciò significa che ci sono attualmente a Roma almeno 150.000 unità classificabili come operai, vale a dire un minimo di 600.000 .persone 52 Bibliotecaginobianco

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