J Giulio De Luca fascia attiva, si saranno forse poste le premesse per la istituzione lii un certo numero di nuovi posti di lavoro, ma nuJla si sarà fatto per agganciare la regione all'interno, _per saldare il versante tirrenico a quello adriatico, la Campania alla Calabria, alla Basilicata, alla Lucania, all'Abruzzo, ·oltre cl1e al solo Lazio. L'asse economico previsto dal piano del consorzio. per la provincia di Salerno partendo da Paestum, nega la Calabria e la Basilicata. L'asse economico Caserta-Latina, nega la Puglia e nega l'Abruzzo-Molise. La mia ferma co-nvinzione è che gli assi di comunicazio·ne e di sviluppo siano un fondamentale punto di riferimento. Ma non basta che siano attrezzati. Devo,no essere anche ramificati, devono incidere nell'interno del territorio, alimentare. aree di sviluppo interno, e no11 ridursi soltanto· a linee di transito tra poli lontani, impermeabili e stagni come condutture forzate, come assi di comunicazione e non anche di sviluppo, come linee di forza capaci di dare fo.rse impulso allo• sviluppo, ma certo non di assicurare la propagazione dello sviluppo. A mio giudizio, nella nostra regione, essi devono puntare, da Eboli su Cosenza, attraverso la piana di Sala Consilina, quello diretto in Calabria; da Benevento su .Cano•sa-Bari, quello diretto in Puglia; da Venafro su Isernia e Campobasso quello diretto nel Molise e_in Abruzzo; da Caserta su Latina e Roma quello diretto verso il Lazio; e devono istituirsi consorzi di aree o nuclei industriali in zone intermedie interne, gravitanti sulle ramificazioni trasversali dell'asse longitudinale. Ho ricordato altra volta un brano di Francesco Compagna tratto dal volume Napoli dopo un secolo. Allora lo citai a proposito del Piano Regolatore di Napoli. Mi piace citarlo ora nuovamente a proposito della pianificazione territoriale: « Napoli era la testa che si era troppo• ingran .. dita, il Mezzo-giorno· un corpo divenuto apoplettico; noi abbiamo ere .. ditata i mali del vecchio regno, della sua testa e del suo corpo; e questi mali si so·no .venuti manifestando tutti come aspetti d1versi di una sola grande questione, la questione ·meridionale, il tragico ritardo di una grande regione del paese rispetto ai livelli di vita civile che l'altra parte del paese poteva assai più facilmente conseguire perché era già verso questo consegt1imento avviata gr~zie alla maggiore diffusione delle istituzioni cittadine, alla più fitta presenza di città fiorenti, tutte dotate di una certa vitalità. Non c'è quindi da stupirsi se i fattori dello sviluppo economico e civile si sono tutti localizzati intorno ad alcune di queste città; es_si non potevano trovare adeguate localizzazioni nell'Italia meridionale perchè qui non c'era un sistema cittadino, c'eré} una capitale e non c'erano città ». Insistere sulla massiccia 46 Bibliotecaginobianco •
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