Giulio De Luca no) era valutabile nella cifra di 400.000 2 • Ma poiché nello stesso perio,do, a causa dell'incremento· demografico, della presenza dei disoccupati e sottoccupati, e per l'aggiungersi· delle forze di: lavorò attualmente eccedenti nel settore agricolo-, vi sarà un supero di oltre 470.000 lavoratori rispetto a quelli che potranno trovare occupazione nella regione, questi dovranno, emigrare verso· altre regioni o all'estero 3 • L'ipotesi di piano, precisata dal gruppo di lavo:ço presieduto dal Prof. Carlo Cocchia, fissava a sua volta la posizione geografica dei presunti e previsti 400.000 nuovi posti di lavoro. La grande massa di investimenti industriali era proposta tutta nella zo,na attiva, che ne sarebbe stata interamente impegnata. In particolare si indiçavano due grossi investimenti industriali ir1 due poli estremi, u110 nella piana del basso Sele verso Battipag.lia, e l'altro nella piana del basso Volturno- presso Mondragone. Ciascuno di questi poli avrebbe dovuto fornire 20.000 posti di lavoro nell'industria, a cui avrebbero· dovuto corrispondere due grossi nuo·vi insediamenti urbani di circa 100.000-120 mila abitanti. Tutti gli altri più importanti investimenti industriali erano previsti in zone di nL1ova ·creazione e in zone di integrazione di quelle esistenti, più o meno uniformemente distribuite nella piana di Sal~rno, nella valle del Sarno•, e so•prattutto. a ridosso della conurbazione napoletana e caserta·na. Il calcolo aritmetico delle emigrazioni all'interno della regione e verso l'esterno,, per ristabilire un equilibrio nella distribuzione della popolazione, alleggerire certe co·ngestioni, colmare vuoti, nonché quello relativo- al numero ed alle caratteristiche dei posti di lavoro previsti, alla indicazione delle zone di attività primaria, secondaria, terziaria, e così via, era notevolmente preciso. In sostanza la zona attiva avrebbe dovuto trasfo,rmarsi in una fascia fo,rtemente industrializzata. È noto· che le ipotesi per il Piano Regio•nale, e soprattutto le co11- .elusioni in ordine a spostamenti massicci di popolazione in un decennio hanno st1scitato molte critiche e perplessità. Benché ci rendiamo conto delle ragioni di ordi1ie econo·mico cl1e hanno portato a queste conclusioni, anche noi 110n possiamo non ri1nanere perplessi di fronte ad affermazioni c61sì drastiche, che investo,no l'avvenire di tanta parte della popolazione campana; e ci pare che il problema vada posto su altre basi, e i traguardi spostati nel tempo. Va co-munque detto che il traguardo· del 1971, preso dal gruppo di studi con1e termine del suo esame, non è un traguardo definitivo, ma semplicemente una tappa, nel rag38 2 Novacco, cit., pag. 14. 3 Novacco, cit., pag. 15. Bibliotecaginobianco
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