Giulio De Luca sul terreno concreto della realtà fisica e umana del paese. In questo quadro, se è vero che i pro-grammi econo·mic~ orie]).tano gli interventi urbanistici, non è meno vero che questi contribuis~ono a correggere, a modificare e a dar lumi a quelli. Mi sembra opportuno precisare che mentre la regio·ne - che sarà l'organo che dovrà regolare la pianificazio·ne urbanistica regionale, comprensoriale e urbana - in quanto circoscrizione amministrativa avrà confini ben precisi, i confini di un piano non possono esserlo altrettanto. Si ritiene che la individuazione di zone omo•genee sul territorio dovrebbe essere la più idonea a precisare i confini dei piani comprensoriali che nel loro complesso formano il piano regionale. Ma anche questo criterio appare estremamente sfumato, o in molti casi inattuabile, perché può darsi che l'o1nogeneità di una zona, valida sotto un determinato profilo, n·on lo sia più sotto un altro, il che potrebbe condurre ad un eccessivo frazionamento del territorio nella vana ricerca di minimi comuni denominatori assai difficili da rintracciare. In tali condizioni sembra opportuno che i piani, a qualunque livello, non siano mai chiusi in se stessi, mai definiti da confini netti, ma invece siano strumenti interdisciplinari capaci di legare insieme più comprensori e più regioni. L'intervento dello Stato, come supremo· regista, è indispensabile; ma si tratta di un intervento dialettico ed interlocutorio, tendente ad orientare le linee generali e programmatiche di una realtà che va via via definendosi e facendosi, senza limiti di tempo né di spazio. La regione dovrà diventare il punto di incontro tra lo Stato e gli enti locali, il luo·go in cui pro·grammi nazionali e programmi locali dovranno integrarsi e saldarsi. La precisazio·ne di questi concetti mi sembra assolutamente necessaria, se ci si vuole intendere nel successivo nostro discorso. Tuttavia il confronto tra le varie proposte di pianificazione a vario livello· in atto o in programma entro i confini della Campania è viziato dal fatto che, mentre gli studi per il piano regionale si rifanno ad un esame socioeco-nomico globale, gli altri sono il riflesso di programmi di setto,re, o investono territori pii1 ristretti; e sono· comunque il frutto 4i iniziative autono-me. Le relazioni del Co-n1itato di studi economici per il Piano Regionale della_ Campania, presieduto dal Prof. Rossi Doria, sono del 1956.-Allora fu tracciato un quadro delle co·ndizioni della nostra regione eh.e l1a poi fatto testo· come termine di confronto per quanti si occupano di questo argomento. In queste relazio-ni del 1956 erano avanzate alcune ipotesi circa le possibili previsioni .di sviluppo economico e assetto 36 Bibliotecaginobianco
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