Nord e Sud - anno XI - n. 51 - marzo 1964

Giulio De Luca un sistema di tipo liberistico si tratta invece di far leva principalmente sull'iniziativa privata, fornendole talune infrastrutture e soprattutto avvalendosi di incentivi econoinici e psicologici. In questo• caso, più che parlar di piani, si deve parlare di una politica di propulsione. Le leve di cui dispone lo Stato sono poche e deboli, o quanto meno, ad effetto molto ritardatQ ed indiretto. Inoltre, poiché il vero r,ano, o· i piani, sono praticamen-te elaborati e messi in atto dall'iniziativa privata, e pertanto regolati dall'economia di libero mercato, sembra arduo sperare che essi possano condurre ad una ridistribuzione della ricchezza, che tende invece sempre più ad accentrarsi nelle mani di gruppi ristretti che detengono e mo·nopolizzano il potere eco·nomico e non di rado. anche quello politico. L'operazio.ne più co·mplessa e difficile è certamente quella di programmare e di pianificare rispettando le libertà democratiche, e tuttavia dando impulsi efficaci e produttivi, tali da rendere effettivamente operanti le ipotesi del piano, verso quei fini che per mezzo di esso ci si pro-pone di raggiungere. È_ il nostro caso: caso che ci pone di fronte a gravi responsabilità, a co.mplessi compiti, e ci obbliga ad essere agguerriti contro gli urti della critica che esprime interessi colpiti e posizioni ideologiche e politiche in opposizione. In Campania, da lunghi anni sono in corso studi per una pianificazione territoriale della regione, ma, co-me accade quando una così complessa materia non è chiaramente regolata da una adeguata legislazione e da adeguati strumenti, i piani proliferano e si accavallano, creando più confusione che chiarezza, e proponendo interventi che molto spesso sono contrastanti, o addirittura sono al servizio di quei monopoli economici e di quei gruppi di potere che mediante il piano si vorrebbero combattere o quanto meno do-minare. Non sembra inopportuno a tale proposito ricordare che nel Comitato interministeriale della programmazione, nella costituzione delle regioni a statuto ordinario e nella nuova legge urbanistica è dato individuare quegli strumenti politici, amministrativi e giuridici, avvalendo-si dei quali sarà possibile mettere ordine nell'attuale conf~sione, e proporre interventi coordinati a vario livello, tutti tendenti a fini che rispettivamente e reciprocamente si integrino. Allo stato attuale delle cose si deve constatare che i piani regionali, promossi dal Ministero dei LL.PP. fin dal 1954-55 e successivamènte lasciati insabbiare, o tenuti faticosamente in vita, non hanno alcuna validità giuridica. Ad essi so-no andati sostituendosi i piani dei consorzi per lo sviluppo industriale a scala provinciale che rappresentano interessi settoriali ben delimitati, facenti capo a forze economiche ben 34 ... \ Bibliotecaginobianco •

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