Nord e Sud - anno XI - n. 51 - marzo 1964

Recensioni Alain è un drogato, tossicomane senza spera11za né pudore del suo vizio; ed il suo maggiore intento, in fo1 ndo·, può dirsi quello di voler mostrare, con l'ostentazione sfacciata della sua debolezza mortale, di essere tra quegli uomini per i quali avere un segreto è certo qualcosa di più di un sotterfugio sollecitato dall'avvilente necessità di nascondere agli altri una sia pure intensa propensio·ne per l'eroìna. Non è questo - non il bisogno di mantenere occulta la sua degrada-· zione - il dramma autentico del ragazzo-Alain, ma qualcosa che va ben oltre e può considerarsi, in breve, l'antitesi di codesto bisogno a lui sco•nosciuto: perché il vero dramma del protagonista di Fitoco Fatuo consiste nel ~on poter andare più in là, ormai, sulla via della degradazione, e nell'avere con- suo estremo disappunto scoperto che perfino gli stupefacenti, come le donne o il denaro e tutte le cose che 11ella vita gli erano apparse desiderabili ed ora invece detestabili, non hanno st1 lui alcun effetto. E tra le pennellate più significative del malinconico affresco di Drieu La Rochelle, questa - l'inutilità della droga, ultima fonte dell'euforia artificiale di Alain - è forse quella che rende maggiormente l'idea di quanto al di là della più rovinosa interpretazione possibile sia in pratica la frattura interiore del p,rotagonista del romanzo nei confronti della vita. E quanto fatale, irrevocabile, possa dirsi alfi.rie ogni passo di Alain verso quella sua morte, innaturale ( « •.. la vita andava a rilento per me, io l'accelero. La curva andava cedendo, io la raddrizzo. Sono un Uomo. Sono padrone della mia pelle e lo provo ») nella stessa misura in cui lo erano state le sue premesse essenziali o, in una parola sola, la vita. Importante, fondamentale ai fini dì circoscrivere nei suoi giusti limiti la -realtà mitica di un periodo ineguagliabile per la inconciliabilità dei suoi tratti più vivi, dall'isterismo decadente della sua gioia sinistra all'abiss.ale sconforto delle sue tristezze, Fuoco Fatuo lo è ancor più per avere reso, nelle poche righe che l'Autore dedica al messaggio ultimo del protagonista, la traduzione perfetta di quell'addio di Rigaud (ricordate?: « Voi siete tutti dei poeti ed io ... >>) che tanto impen~trabile era potuto apparire ad una prima lettura. Ed eccolo, per concludere, il messaggio di J acqt1es Rigaud, ridotto ai termini umani che la disperata risoluzione di Alain, pari per irrevocabilità d'intenti a quella del suo modello, _gli conferisce con _allucinante chiarezza al momento. in cui, con1'è nel suo destino, decide l'estremo oltraggio ·del rifiuto di ·se stesso al mondo e del mondo - inutile dirlo - , alla. sua inviolabile libertà d'arbitrio: « Io mi uccido perché voi non mi avete amato», piagnucola l'Alain-Jacques del romanzo, finalmente bambino, quale mai aveva osato di ammettere dal principio della sua storia al corso di tutti gli eventi successivi. « Mi uccido perché non vi ho amati. Mi uccir!,o perché i _rapporti tra noi erano allentati, per rinsaldarli. Lascerò una macchia indelebile. So bene che si sopravvive più da morti che da _vivi nella memoria degli amici. Voi non pensate pii'ì a me, bene, ora non vi dimenticherete più di me ». E tutto questo è tanto poco letterario quanto solo in u11 romanzo può· esserlo l'addio di un suicida. 111 Bibli_otecaginobi~nco

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