Nord e Sud - anno XI - n. 51 - marzo 1964

Franco Cuomo Tutto questo, del resto, è comprensibile. Gli Anni Venti non avevano cuore. { 1 Fu tipico di quell'età, contrassegnata dalla più squallida indifferenza sociale, che tutti gli dei finissero con la faccia i11 giù nella polvere e che i miti volassero in frant1..1mi. Fu tipico ogni eccesso, dall'·amore più f<?lle per la vita ad un incontenibile. bisogno, .di liberarsene o alle più sfrenate \ perversioni - omo,sessualità, droga, alcoolismo -, quasi a voler manifestare 1 con esse, come se non fosse po1 ssibile farlo con altro che con· esse, un 1 sentimento forsennato e arbitrario della lib·ertà. Cocteau ed il meglio dei p,uri esteti del momento vollero riconoscere alla Parigi di allora il merito di non avere to,llerato alcun limite. Esatto. Ma Rigaud ed altri come lui, i poeti senza canto, non tollerarono• p,roprio questo, l'assenza di un limite: e ne furono· travolti. I Agli amici surrealisti J acques Rigaud lascia un messaggio frivolo ed al tempo stesso, proprio per questo, aggl1iacciante: « Miei cari, voi siete tutti dei poeti, ed io, sapete, io sono dalla parte della. morte». Snobismo di poeta senza canto. Ma anche questo raccapricciante documento·, molto meno imp,enetrabile e più pietoso di quanto _potrebbe a prima vista_ sembrare, non è quello che ci vuole pet stupire gli eroi delle notti di Montparn~sse, campioni di quella generazione che dal suo salotto parigino la Stein chiamò «perduta»; e non vale, dunque, l'estremo saluto di Rigaud, a scuotere i loro occhi di cristallo dalla fissità luminescente dell'ultima Pommery prosciugata. Come non vi erano valsi quelli di Max Linder (« Stanotte ho sognato di essermi ·ucciso e quando mi sono svegliato mi sono accorto che era vero ») e di J ean Crevel ( « _Se il suicidio fosse una soluzionenon avrei scrupolo di spingervi l'umanità intera. Ma non è una so.Zuzione, neppure parziale, e ti toglie, una volta clie l'hai fatto, la tua unica risorsa valida; che è queJla di poterti uccidere quando ne hai voglia » ); né il silenzio· sdegnoso dello ancora ragazzo Vaché, insalutato ospite della vita. · - Nessuna eco, dunque, fuori della consueta e frastornante euforia di ogni notte, rimane <,t ripagare con la sua gioia effimera l'ultima - la sola, forse - decisione dell'incompreso Rigaud, maestro incomparabile nell'arte di non dare import_anza alle cose (né mai conob.be, probabilmente, altro modo di essere un .artista, il povero J acques) e di ferirsi mortalmente per il semplice g~sto di sanguinare con grazia; e per dare, sop~attutto, un pretesto a quella sua n.ota ed inguaribile tenerezza per se stesso,· rosario di narcisismo e pietà. * * * . J acques Rigaud aveva un amico (qualcosa di più di un semplice compagno di orgia: un compagno di débacle) e questo suo amico si chiamava Pierre Drieu La Rochelle. A lui - a lui e a nessun altro, ma fu tuttavia sufficiente -· il senso del suicidio di Rigaud fu chiaro; ed ugualmente chiaro l'inconsolabile sconforto del suo addio. Per questo, come n'el tentativo di tradurre il rebus dell'inutile morte di Rigaud in un . linguaggio accessjbile all'orda 108 \ B~bliotecaginobianco I \

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