Nord e Sud - anno XI - n. 51 - marzo 1964

Mirella Galdenzi grottesca circondato dalla sua famiglia così popolarmente romana. Ma gli umori, le impressioni,· i sapori, si sovrappongono nel gioco intellettuale del narratore: così nascono·, anche se appena abbozzate, le donnine modernissime -e licenziose nel loro convulso• agitarsi, gli esemplari della fauna demi-monde e demi-culture di Via Veneto, appena delineati sullo sfondo romano in un formicolare di rancori, emozioni, torpori casuali e quotidiani, nella loro cattiveria cl1e non è più tale, perché colta. alla sua superficie, senza spiegazioni, fino al gruppetto di adolescenti dell'ultimo racconto ( « Piazza del Po.po1 lo, Imbocco di via del Babuino. Il ragazzo nero e il ragazzo bianco si guardano in un modo » p. 264 sg.). È proprio qui, nell'osservazione silenzio 1 sa dello scrittore, in quel suo quasi puntiglio-so voler C(?gliere la scena, senza for1nulare spiegazioni, o dare risposte, che si chiarisce una certa malinco-nia di intonazione: al gioco crudele dei due ragazzi - l'uno, il bianco, che d'accordo con l'amico, il ~ ragazzo, negro, urla questa diversità dell'amico, rinfaccia per amore di gioco e di scandalo prima, per crudeltà inco·ntrollata poi, questo essere diverso, l'altro, l'adolescente negro, il cui riso a poco a poco si muta in rancore silenzioso ed o•micida - ad un gioco cl1e cess~ d'essere tale nel momento stesso in ct1i nasce, e che diviene disp-erazion"e e sadismo, lo scrittore ·non fornisce altre risposte se non quelle - che scaturisco•no dalla denu11cia della p·esante eredità. di una natura e di una civiltà cl1e rimangono ferme ai propri istinti. La Roma di De Feo possiede perciò tm suo segreto: essa non cambia mai radicalmente, né si trasforma se non in superfice, ripete oggi l'ieri e domani l'oggi, la sua stessa presenza è nel perdurare del passato,. Le mobili. figure che si delineano sul suo sfondo finiscono tutte coll'obbedire a qt1esta legge d'immutabilità, pertanto non assumono mai dimensione di personaggio, ricondotte a simbolo grafico di una -realtà d'ordine, per così dire, naturale o biologico che va oltre la loro p·erso·nale vicenda. A chi scruti con occhio attento questo gioco d'incontri e d'inganni non rimane altro- che il gusto dell'osservare, del co·gliere fino in fondo il sapore di certe giornate: una rinunzia a vivere quando si attenua una certa volontà di adesio-ne alla vit~, schiacciati dalìa presenza dì una città che sembra aver già scontato da tempo ogni esperienza. La cifra dei racconti di De Feo mi sembra vada trovata in questo «crepuscolarismo» di fondo· come nel suo gusto di narratore colto e smaliziato, che sa gradevolmente combinare gli spunti e le suggestioni del momento con la malinconica e disincantata stanchezza di chi ha visto molto ' senza tentare di dare ai personaggi che crea una dimensione che vada oltre i limiti della cronaca quotidiana. MIRELLA GALDENZI 106 B~bliotecaginobianco \ \

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