Nord e Sud - anno XI - n. 51 - marzo 1964

Mirella Galdenzi I personaggi, che n.e vengono fuori, si ancor.ano tutti, pertanto, a questa intenzione di storia minima e dimessa; non vogliono· né arrivano mai ad essere individuati, privi in definitiva di loro giustificazioni interne se non quelle delle private contraddizio·ni dello scrittore, spettatore silenzioso del mutevole gioc·o di specchi della realtà quotidiana. . Piazza del Popolo o Porta Pinciana o Via Veneto diventano i luoghi di questi incontri con volti, cose e persone, che sono ~ termini di riferimento naturali d'un personale e solitario discorso: sono incontri c~e assum.ono la consistenza d'un indugiare pigro dello spirito e della memoria. Nascono da questo taglio narrativq alcune notazioni felici, che tuttavia rimango-no tali, qQando l'ambizione d.ello scrittore non si spinge oltre nel tentativo di dare corp·osit.à a personaggi e cose, che corposità e senso rifiutano nella loro apparizione sulla pagina. La «Giudia » (Piazza di Spagna. ~ . Le· tedesche di quei giorni. La « giud'ia » ), il racconto che dà il titolo alla raccolta, si ambienta nella Roma del '44, nei giorni immediatamente successivi alla fine dell'occupazione tedesca. Il clima di quei giorni è rivissuto nella storia dell'incontro dello scrittore-p,rotagonista con una donna, Cristina, un'ebrea tedesca che nella voce e nella bella persona ripete per l'uomo· « il fascino dei racconti e della mitologia orientale del suo popolo». Con la sua ap·p·arizione essa offre a questo intellettuale, logorato dalle privazioni e dalla fame . del dopoguerra, affamato di amore come d'ogni rapporto umano che sembrava essere stato soffocatò dal tragico diso,rdine di quegli anni, il ricordo della passione che li aveva uniti, quando, Cristina, allora amica per sfuggire alle leggi razziali, di un seniore della milizia fascista, aveva incontrato il giovane e lo aveva amato col gusto piccante e pèricoloso del tradimento e l'entusiasmo della scelta libera, anticonfo,rmista, là dove la libertà ai due giovani veniva quotidianamente negata. La passione si riaccende, ma Cristina è cambiata, non più folatre, ma incanaglita, viziosa, resa tale forse più che dalla sua pratica cortigiana, dal suo non saper essere più libera, una· volta che la libertà non deve piì1 conquistarsela. Essa non è più la stessa: n1a realmente o nella prospettiva dell'amante? E qual'è l'autentica Cristina? Quella di allora o questa di oggi? Nell'amore tutto ~erebrale e di testa, nonostante le app·arenze spregiudicate, che unisce lo scrittore alla do-nna, si nasconde l'amarezza del constatare la forza distruttrice e corruttrice del tempo, la sua capacità crudele di rivelare il gioco illusorio dei giorni e dei sentimenti. È una legge del vivere questo progressivo degradarsi, che tutte -le creature subiscono nel loro destino, co-me Julchen, la tedeschina arrivata quindicenne a Roma, dopo essersi lasciata alle sp,alle l'incubo di una fami_glia e di una città distrutte, ossessionata dalla paura di dover ritornare nei luoghi della sua sofferenza, spinta da questa paura nelle ]?raccia di una girandola di uomini, e perciò corrotta, distrutta nel corpo a vent'anni, dagli incontri e dagli inganni di una città, umilmente e remissivamente convinta di scontare in se stessa le colpe non sue, ma del suo popolo. Nella tenue trama della_ « Giudìa » si delinea il motivo più felice di questi racconti, 104 Bi.bliotecaginobianco \ I \ •

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