t Recension,t une politique compléte qui, regardée avec trois siécles de recul, parait l'oeuvre d'un meme esprit ». Tuttavia il Mésnard, come prima dicevamo, ha voluto rifug.gire le facili sintesi articolando il suo lavoro attraverso una ricerca individualizzante e applicando a ciascuno degli autori presi in considerazione una metodologia filologico-critica che, sia sotto l'aspetto quantitativo_. come materiale esaminato, sia sotto quello qualitativo, come approfo-ndimento dei testi tolti in co·nsiderazione è degna della massima lode: così che alla fine della lettura del volume si riesce ad avere un quadro grandioso· delle dottrine po1 litiche del sedicesimo secolo, e non solo di quelle più note, del Machiavelli, di Moro, di Erasmo etc., ma anche di· autori meno noti, qt1ali Teo1doro di Besta, _Hotman, etc., che vengono stt1diati con lo stesso impegno e la stessa serietà dedicati agli autori maggiori. Ma ciò che soprattutto mette in risaito ii' valore di questo volume, è dovuto alla sollecitazio-ne che muoveva il suo autore all'atto della stesura e cioè l'esigenza di spiegarsi la torbida situazione europea degli anni trenta, risalendo alle origini del dibattito politico nell'età moderna: perciò egli scriveva del passato, ma con gli occhi al presente, ai suoi problemi, alle sue vicissitudini: compito ingrato, ove si pensi agli anni in cui fu scritto. Scrive efficacemente il Firpo nella già ricordata Prefazione che « no,n è necessario ricordare qui quali fossero le angoscie prospettive dell'Euro·pa nell'infelice anno 1936, per rendersi conto di quanto fosse difficile scrivere un libro di storia del pensiero politico (libro che in più luoghi rivela una vivace sensibilità per l'attualità ricorrente degli antichi problemi), senza lasciarsi trascinare dai momentanei successi a compiacimenti apologetici per questo o quel regime, questa o quell'altra ideologia. Nulla di tutto ciò nel libro di Mésnard che sembra immunizzato contro i facili entusiasmi: le pagine che _ egli ha dettato in tema di dispotismo parlando del Machiavelli, in tema di collettivismo parlando del More, sono testimonianza di un equilibrio raro, e insieme un frutto della miglio•r cultura francese educata al culto delia libertà » (p. XI). GIROLAMO COTRONEO Il " miele,, romano di Sandro· De Feo I ~acconti romani di Sandro De Feo (La Giitdia, Milano-, Longanesi, 1963) sembrano, a prima lettura, nati non da un preciso impegno narrativo, ma ·dalle suggestioni e dagli umori che affiorano nel quotidiano collo-quio- che . . lo scrittore va intessendo, da anni, con la sua città di adozione. Sono ventisei ra.cconti, ventisei passeggiate romane, tessuti insieme da un unico sforzo d'attenzione, cuciti, come sono, sul filo del tempo da un'intonazione fra l'autobiografico e il diaristico. 103 Bibliotecaginobianco
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