Girolanio Cotroneo Presso i filosofi antichi, scrive· il Mésnard, no11 esiste una filosofia politica vera e propria, in quanto la base sperimentale ~u cui. ad esempio Platone ed Aristotele scrissero rispettivamente la Repubblica e la Politica era « troppo esile per la sintesi definitiva » (p. 6), poiché il filosofo greco aveva soltanto l'esperienza limitata e circoscritta della polis che per lui era la società p·erfetta, non suscettibile di miglioramento alcuno; pertanto solo l'età mòderna, dopo il travaglio cristiano-medioevale, col sorgere degli stati nazionali, con la Riforma protestante etc., vedrà nascere quei problemi di orientamento politico, quelli relativi alla sovranità, al diritto delle genti, alla costituzior1e, alla libertà religiosa, che « soddisfacendo le condizioni », renderanno possibile il dibattito politico e la successiva teorizzazione: « Di fronte ad un simile urto di tendenze, a una simile ricchezza di ipotesi e di osservazioni, ancor accresciuta dalla riscoperta dei testi antichi, di fronte ad una simile varietà di problemi e soluzioni, il pensatore non può ignorare le condizioni indispensabili all'esercizio della sua opera di costruzione teorica » (p. 19). Coerentemente con questo assunto fondamentale il Mésnard hn voluto evitare le sintesi dottrinali, ed ha quindi impostato una ricerca a carattere individualizzante, in modo da poter tenere il pensiero degli autori che andava esaminando, a più stretto contatto con quella realtà storica dalla quale nascevano i loro· problemi: la sua metodologia storiografica è pertanto. a carattere comparativistico ed il libro si articola attraverso 1:111aserie di monografie autonome ( « quasi un colonnato ideale», scrive brillantemente il Firpo nella sua Prefazione~ p. IX), dal momento che « ogni altro metodo rischiava di compro-mettere la raffigurazione di questa grande esplosione di pensiero, durante la quale si è costruita tutta la filosofia politica della cui eredità ancora oggi viviamo» (pp. 19-20); tutto ciò porta il Mésnard a dei risultati notevoli, quale soprattutto quello di avere evitato le facili sintesi o gli stucchevoli clichés con. i quali spesso si caratterizza un'epoca. Probabilmente una bene usata metodologia a carattere dialettico avrebbe permesso di meglio comprendere i nessi profondi fra i vari n1omenti dell'evolversi del pensiero politico, e al tempo stesso avr~bbe maggiormente rilevato quell'interagenza fra teoria e prassi, fra pensiero ed azione, che il Mésnard sviluppa invece unilateralmente col suo troppo insistere sull'influenza delle condizioni sul pensiero, perdendo spesso di vista la reciprocità dei due momenti; tuttavia ciò non impedisce al Mésnard di intuire l'unità di quel grande momento del pensiero che è stato il Rinascimento e di afferra~e, al di sotto delle singole dottrine, l'esistenza di un processo unitario che, pur articolandosi nelle eleborazioni di una moltitudine di pensatori, si rivela alla distanza come fosse un'opera sola, una sola grande tappa del progresso dello spirito. Verso la fine del volume (e citiamo dall'edizione francese del 1952 dal momento che, come abbiamo detto· all'inizio, l'edizione italiana arriva per ora solo alla prima metà del volume) alla fine del st10 lavoro dicevamo / ' , il Mésnard scrive: « Mais derriére cette façade historique, d'jà bien suggestive par elle-me~e, s'élaborait progressivement toute une construction puissante, 102 Bibliotecaginobianco • \
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