Recensioni ritenere che il momento pratico preceda costantemente il momento teoretico, e che i fattori sociologici ed _ambientali abbiano un peso quasi determinante nelle vicende storiche, ed ogni formulazione che non li tenga nel debito conto è artificiale e priva dei contenuti essenziali: pertanto egli non esita a dare questi caratteri allo stesso Machiavelli, la cui dottrina è stata sempre considerata un capolavoro di realismo: « Per essere un vero realismo politico il machiavellismo dovrebbe dunque riprendere in considerazione i dati geografici, economici, sociologici, che ha il torto di non tenere quasi in nessun conto» (p. 125). Si tratta, in fondo, delle obiezioni che già nel 1566, J ean Bodin, grande precursore della scuola ·sociologica francese, rivolgeva allo- stesso Machiavelli: « Idem Maciavellus Italos, Hispanos & Gallos sceleratissimos omnium gentium appellat. Germanorum justitiam et prudentiam mirum in modum extollit uno loco: alibi· perfidiam eorum avaritiam, superbiam insectatur. Quae ab ignorantia morum & naturae cujusque populi profecti sunt ». Tuttavia, nonostante la prospettiva sociologica dalla quale osserva i fenomeni storici, il Mésnard riesce a non cadere in una concezione esclusivamente praxistica della storia, in quanto non elimina l'importanza che il momento teoretico assume nel corso del processo storico, dal momento che non nega la teorizzazio,ne politica intesa come --possibilità di trasformazione logica dei processi reali, trasformazione che aumenta la certezza di questi ultimi aggiungendo alle o,sservazioni empiriche i dati dell'intelligenza: quindi il postulato essenziale della sociologia, cioè la trasformazione costante del fatto in diritto, della società in norma ideale, viene mitigato da questa possibilità di unificazione della mente umana, dalla possibilità della sintesi filosofica dei processi reali: « La filosofia stessa no~ disdegna più di seguire attentamente il progresso dello spirito umano e, arricchitasi di tutta un'esperienza millenaria, non esita a ridurla alla - linea sottile che integra in una ct1rva, semplice e armoniosa, i balbettamenti a volte discordanti degli spiriti individuali » (pp. 2-3), per cui, « se il teorico della politica ri~ette il contesto ambientale del suo tempo, lo fa lasciando una propria impronta. Lo studio della sua dottrina dovrà quindi far risultare non solo l'influenza degli avvenimenti e delle correnti contemporanee, ma anche lo sforzo di sintesi e di costruzione compiuto dal filosofo: il critico analizzerà quindi l'opera in funzione della sua struttura sociologica e della ~ua consistenza razionale» (p·p. 4-5). lJna volta ammessa e giustificata la possibilità di una filosofia politica come indagine filosofica sul dato storico-dottrinale, indagine che non si limita a raccogliere passivamente ed obiettivamente la realtà, ma la potenzia in virtù della forza costruttric·e del pensiero, il Mésnard passa a giustificare il suo punto di partenza e cioè le ragioni che lo hanno spinto a situare l'essor della filosofia politica nel sedicesimo secolo: e qui 1~ sua metodologia sociologica, che a volte sembra intro·durre .nella storia l'equivoco concetto di causa, è ancora più evidente, ritenendo egli che prima di tale data non fossero « soddisfatte le condizioni richieste» per ~1na autentica filosofia politica. Siamo, come si vede nell'ambito tipico della metodologia comtiana. 101 Bibl_iotecaginobianco
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